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Politica
M5s Roma, paura per Virginia Raggi: verso il rinvio a giudizio per falso

Mentre Roma sta subendo i disagi del maltempo che ha messo in ginocchio la città, Virginia Raggi si prepara ad affrontare la settimana più difficile del suo mandato, e non alludiamo ai messaggi ironici e rabbiosi che le si sono scatenati contro in queste ore rinfacciandole gli attacchi di qualche anno fa a Ignazio Marino. Potrebbe infatti arrivare nei prossimi giorni la richiesta di rinvio a giudizio per falso, reato di cui la sindaca è accusata per aver mentito all'Anticorruzione del Comune di Roma riguardo alla nomina di Renato Marra, fratello di Raffaele, promosso a capo dipartimento Turismo del Campidoglio (nomina poi revocata) con un aumento di salario pari a ventimila euro. In poche parole, la Raggi dichiarò all'autorità Anticorruzione che il ruolo di Raffaele Marra (suo ex braccio destro avversato dai vertici del M5s) era stato di "mera pedissequa esecuzione", dichiarazione tuttavia smentita dalle indagini del procuratore aggiunto Paolo Ielo e del pubblico ministero Francesco Dall'Olio. L'inchiesta ha infatti portato alla luce alcuni messaggi del 14 novembre 2016, in cui Raffaele Marra scriveva alla sindaca: "Se lo avessi fatto vicecomandante i soldi erano gli stessi", frase alla quale la Raggi ribatteva: "Infatti abbiamo detto vice no. Doveva restare con Adriano (Meloni, assessore al Turismo)". A maggior conferma della tesi dell'accusa, Marra ribatteva a quel punto: "Infatti con Adriano il posto era quello di cui abbiamo sempre parlato".

Quanto invece al reato di abuso d'ufficio riguardante la nomina del suo ex capo segreteria politica Salvatore Romeo (anch'egli avversato dai vertici del M5s e costretto ad abbandonare la carica nel dicembre 2016), i pm Ielo e Dall'Olio sarebbero dell'avviso di far cadere l'accusa, anche perché sarebbe stato accertato che le tre polizze intestate alla Raggi non presentavano alcun illecito.

Intanto, non si placano le polemiche interne al Movimento per l'uscita degli ennesimi stralci delle chat segrete, che coinvolgono anche il Vicepresidente della Camera Luigi Di Maio, il quale avrebbe avuto rapporti ben più stretti con Raffaele Marra, di quanto non abbia dichiarato. Quel Marra che, prima conteso all'interno del M5s romano, era stato scaricato come una zavorra scomoda dopo il suo arresto nel dicembre 2016. E non certo per il suo passato (su cui tutti all'inizio chiudevano non un occhio, ma due), bensì per l'influenza che aveva su Virginia Raggi, staccandola de facto da Beppe Grillo e Davide Casaleggio, e per il fatto di essere estraneo ai meccanismi pentastellati. Meccanismi che Salvatore Tutino, consigliere della Corte dei Conti prima chiamato come possibile assessore al Bilancio dalla Raggi e poi silurato a brutto muso poiché non gradito ai vertici grillini, ha paragonato a quelli di una "armata Brancaleone" o, ancor peggio, di una "setta massonica"

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