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Politica
Mara Carfagna scrive ad Affari: 'Caro direttore, comunisti siete voi'

Caro direttore e cari lettori di Affari Italiani,

volevo innanzitutto rassicurarvi sul fatto che non sono stata rapita e, pertanto, è impossibile che sia stata colpita dalla “Sindrome di Stoccolma”.

Ho letto, come sempre e ben volentieri, l’articolo che avete voluto dedicarmi oggi, ma fatico a riconoscermi nella descrizione che avete fatto delle mie posizioni politiche.

Ecco perché, tra una pausa dell’Aula e l’altra, ho pensato di scrivervi per chiarirle meglio.

Non ho mai subito alcuna “fascinazione per le posizioni dell’avversario” dal momento che, con grande coerenza, sono sempre rimasta sulle mie, quelle che  Forza Italia tiene da oltre venti anni.

Di cosa stiamo parlando? Della linea della fermezza assoluta nei confronti dell’immigrazione irregolare, quella dei rimpatri per i clandestini che si ottengono con accordi coi Paesi di origine e di passaggio e quella della sicurezza nelle città. Questa stessa fermezza, però, non significa dover  abbandonare donne, bambini e ragazzini che forse hanno titolo per ottenere l’asilo, in mezzo al mare tra Natale e Capodanno, che li si lasci per giorni a bordo di una nave, in 50 con un solo bagno chimico.

Se lo ricorderanno pochi lettori e certamente i più anziani: il giorno di Pasqua del 1997 Silvio Berlusconi andò a Brindisi per visitare i sopravvissuti dell’affondamento di una nave di migranti che proveniva dall’Albania e lì disse che un grande Paese deve saper trovare il giusto equilibrio tra fermezza e umanità, che le battaglie contro gli scafisti, gli Stati corrotti e una Unione Europea egoista non si combattono facendo prigionieri, tenendo le persone a mo’ di ostaggio. Il successivo governo di centrodestra azzerò letteralmente gli sbarchi utilizzando lo strumento più adatto:  l’autorevolezza nella politica estera. Restiamo fedeli alla nostra storia e alle nostre idee. Non intendiamo rinunciare a questa coerenza perché oggi si rappresenta un’emergenza che non c’è, si convocano vertici notturni a Palazzo Chigi per discutere di 47 richiedenti asilo e intanto 600 mila fantasmi girano indisturbati per le nostre città, l’economia crolla, al punto che siamo in recessione tecnica. Forse si prendono più voti raccontando la storia di un’Italia invasa, che non si può permettere di far sbarcare una dozzina di minori per verificare se effettivamente scappino da guerre e carestie (e dunque possono rimanere), oppure se devono essere rispediti da dove sono venuti.

Questi voti che derivano da un’impostura, però, a noi non interessano.  

Sostenere questa tesi non significa subire la fascinazione del “nemico”, anche perché, a ben vedere, chi sarebbe il “nemico”? Appartengo a una tradizione politica che non considera l’avversario “nemico” ma, se oggi dovessi spiegare a un interlocutore chi rappresenta il contrario di ciò che noi siamo, allora non avrei dubbi: sono i Cinquestelle.

Questi Cinquestelle, che contrastiamo quando aumentano le tasse, vogliono fermare la Tav e il Tap, sprecano risorse in misure assistenziali e promuovono leggi sul lavoro riducendo i posti anziché aumentarli, sull’immigrazione sono - purtroppo - d’accordo col “cattivismo” imperante,  vogliono addirittura dichiararsi correi della decisione di chiudere i porti.

C’è un’altra cosa. Mi rimproverate di avere “bacchettato con una certa veemenza” il ministro dell’Interno alla Camera, segnalate il mio intervento a difesa del Parlamento come una prova di questo improbabile “spostamento a sinistra”. Bene, non so precisamente in quale Paese pensiate di vivere, ma sostenere che richiamare un ministro a rispettare un’Aula del Parlamento  sia cosa di sinistra, colloca chi me lo ha fatto notare - e non me - più a sinistra che non si può: una cultura illiberale che avrebbe trovato estimatori in Unione Sovietica. E allora, chi sono i comunisti?

Con simpatia,

Mara Carfagna
Vice presidente della Camera dei deputati, deputato di Forza Italia

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