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Politica
Marco Minniti fa il populista

Marco Minniti è stato, tutto sommato, un buon ministro dell’Interno, pur costretto nell’ambito del recinto ideologico renziano che a sua volta pagava dazio a minoranze interne molto puntute.

Minniti ha preso decisioni equilibrate sulle vicende dei migranti e ha affrontato i problemi pragmaticamente e non ideologicamente, pur sottoposto alle suddette tensioni.

E quindi desta particolare impressione che ora faccia dichiarazioni sfacciatamente di parte, impressione appena edulcorata dal fatto che sia iniziata la campagna elettorale interna nel Pd per concorrere al prossimo Congresso al ruolo di segretario nazionale, in contrapposizione a Nicola Zingaretti al secondo mandato come Governatore del Lazio.

Minniti, che dopo un periodo di eclissi dal Capo toscano è tornato in orbita medicea ha infatti affermato che ora il governo comincia a mostrare le sue profonde divisioni perché, sembra, richiederà la fiducia sul decreto sicurezza. Lo stesso Di Maio ha dichiarato che è d’accordo e che si tratta di una “giusta verifica”.

Ma nel Pd si protesta.

Ma come? Il governo Renzi in cui lo stesso Minniti aveva un ruolo sia politico che amministrativo rilevante è andato avanti a colpi di fiducia ed anzi, ha addirittura estromesso dalle commissioni parlamentari i deputati non renziani!

Se gli esponenti chiave del partito pensano di condurre ora la loro personale guerra civile per la conquista del potere interno non stanno certo facendo gli interessi del Pd.

Gli elettori non sono stupidi ed hanno, come si suol dire, memoria da elefante e gambe da lepre.

E il cosiddetto “populismo” è la moneta sonante con cui gli elettori stessi hanno ripagato chi ha fatto negli anni, nei decenni, tante promesse demagogiche che poi non ha mantenuto.

Se la sinistra non capisce questo e come siano cambiati i tempi e la congerie storica non potrà risollevarsi e continuerà ad avvitarsi su se stessa.

Sono troppo vicine temporalmente le vicende del passato governo, la questione delle Banche, dei risparmiatori truffati, per dimenticare e proiettare freudianamente i propri comportamenti sugli avversari politici, in questo caso Salvini e Di Maio, può solo provocare irritazione nell’opinione pubblica generale e in quella di sinistra in particolare.

 

 

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