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Politica
Moschea abusiva a Firenze rilascia certificati con il permesso del comune

Una moschea abusiva rilascia certificati anagrafici per conto del Comune A Firenze. Come scrive Libero al piano terra del civico 21 di via Targioni Tozzetti, si è insediato da qualche anno il Centro Culturale Bangladesh. Prima c’era una piccola cartoleria. Poi il locale è stato affittato all’associazione bengalese, che in poco tempo l’ha trasformato in un luogo di preghiera islamico. L’associazione è in regola, i responsabili pagano puntualmente l’affitto al proprietario. Il problema è che in base alle regole stabilite dallo stesso Comune, non ha i requisiti per ospitare decine di fedeli, a cominciare dalle dimensioni ridotte delle stanze e dalla mancanza di un’uscita di sicurezza.

Inoltre non c’è un imam riconosciuto e dunque non c’è la possibilità di conoscere il contenuto dei sermoni. Una situazione denunciata da anni dagli stessi residenti del quartiere. Il sindaco del Pd Dario Nardella da qualche tempo ha deciso che il centro bengalese, e dunque di fatto la moschea irregolare, può comunque rilasciare certificati per conto dell’amministrazione comunale. Non solo ai cittadini del Bangladesh, ma anche ai fiorentini. È scritto sul foglio affisso alla porta d’ingresso: ”Il nuovo servizio, nato dalla collaborazione fra il Comune, il consolato generale onorario di Firenze e l’Associazione Bangladesh, offre la possibilità ai cittadini del Bangladesh di ottenere certificati propri o di un’altra persona direttamente dall’Associazione senza doversi recare agli sportelli dell’anagrafe del Comune. L’associazione”. Continua l’avviso “si rende disponibile a rilasciare certificati anche a tutti i residenti di Firenze, che non siano cittadini del Bangladesh”. Una contraddizione evidente, che prima dice di rilasciare documenti solo ai cittadini del Bangladesh poi anche a quelli italiani.

Comunque si possono richiedere il certificato di residenza, lo stato di famiglia, i certificati di nascita, matrimonio e morte e un’altra sfilza di documenti. Nardella già tre anni fa, quando i residenti del quartiere avevano cominciato a protestare in strada per quel viavai di persone dalla moschea abusiva, aveva dichiarato che avrebbe incontrato i responsabili della comunità bengalese per risolvere la situazione, che “la legalità non poteva essere messa in discussione, che non ci poteva essere convivenza senza il rispetto del prossimo e delle regole”, ma la moschea abusiva è e rimasta lo. “È un fatto gravissimo” dice a Libero Giovanni Donzelli, deputato fiorentino di Fratelli d’Italia. “Non solo la sicurezza dei fiorentini viene messa in pericolo da un luogo in cui decine di persone ogni settimana chissà cosa predicano, dal momento che il centro non è collegato a nessuna comunità islamica riconosciuta, ma addirittura il Partito Democratico ha deciso di accreditarlo come interlocutore delle istituzioni”.

Donzelli ha presentato un’interrogazione in Commissione Affari istituzionali. “Abbiamo chiesto che il ministero dell’Interno metta fine a questo paradosso: il governo ha confermato che nella sede dell’associazione esiste una moschea abusiva di cui si sa poco o niente”. E quindi non è il caso di intervenire? Lunedì, proprio su Libero, l’ex deputato marocchino del Pd Khalid Chaouki, dal 2017 presidente della Grande Moschea di Roma, in un’intervista rilasciata al direttore Pietro Senaldi, aveva sottolineato l’importanza di regolamentare con norme precise i centri di preghiera islamici. “Non entro nel merito del caso di Firenze, che non conosco -dice Chaouki – però non si può delegare funzioni pubbliche a strutture poco trasparenti. Bisogna conoscere i finanziatori e i soci, va compilato un registro degli imam, tutto deve essere in regola”.

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