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Politica
Nicola Fratoianni e la sinistra che non c'è

 

In questo periodo intercamerale di dotti ragionamenti sui risultati e su come uscire (se ne sarà mai possibile) dalla palude istituzionale in cui una legge elettorale criminale ci ha cacciati, ci si è scordati di lei, la sinistra di Liberi e Uguali, che doveva far sfracelli ed invece ha prodotto il classico topolino, come al solito.

La formazione guidata dal duo Grasso - Boldrini e con dietro Massimo D’Alema, Pierluigi Bersani, Nicola Fratoianni, Pippo Civati è quasi scomparsa (in realtà non è mai apparsa): 3.39% alla Camera e 3.28% al Senato.

E dire che prima delle elezioni nei cremlini italiani si respirava ben altra aria, aria d’alta quota, intorno all’8.5%.

Ma il problema della sinistra non è solo sul proporzionale è soprattutto nel maggioritario dove tutti i big sono stati sconfitti nei loro collegi uninominali in cui si erano presentati baldanzosi e minacciosi: Massimo D’Alema, Laura Boldrini, Pietro Grasso, una débâcle completa di cui approfitta il baldanzoso Roberto Speranza che s’avanza (fa pure rima) verso la leadership di quello che resta.

In tutto questo, il bel tenebroso Nicola Fratoianni, ex delfino di Nichi Vendola, a sua volta ex delfino del Subcomandante Fausto Bertinotti, prende lo scoppolone elettorale e aprendo il manuale del “piccolo comunista sovietico” si dimette, mentre i compagni, sempre seguendo detto manuale, respingono le dimissioni e così Fratoianni non solo si tiene il posticino in Parlamento che di questi tempi e nonostante i tagli grillini, non è malaccio, ma si tiene anche il posto di comando al partitino.

Bingo. Dopo una sonora sconfitta un piccolo capolavoro per il pisano falciomartellato.

Ma questo minuetto non è passato inosservato ad altri compagni, come l’ex deputato Toni Matarrelli che in un articolo sull’ HuffPost gliele ha cantate al suo ex segretario. A parte la polemica personale che non interessa più di tanto uno spunto è importante: la sinistra non c’è più, qualora ci fosse mai stata prima, aggiungo io.

Matarelli fa giustamente notare lo stanco rito delle finte dimissioni non accettate e il discorso polemico di Fratoianni contro il Pd, dopo averne accettato l’abbraccio elettorale e questo mentre la sinistra perde sempre più il contatto con i suoi veri punti qualificanti: i poveri, gli emarginati, i deboli, le periferie ormai lasciate alla destra. Se il Pd vince solo nei centri storici delle grandi città, tra cui la Capitale, Roma, o nei quartieri più benestanti qualche grosso problema di identità rappresentativa ci dovrà pur essere, o no?

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