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Politica
"Noi contro Conte l’equilibrista. Forza Italia con Salvini e Meloni"

Da una parte i richiami all’unità e alla coesione del capo dello Stato Sergio Mattarella, con lo stesso presidente del Consiglio Giuseppe Conte che li fa suoi. E dall’altra le minoranze che lamentano un coinvolgimento solo di facciata da parte del governo nelle decisioni e scelte compiute fino a ora. Anche se con i dovuti distinguo. Non più tardi di ieri, infatti, il presidente di Forza Italia Silvio Berlusconi, dalle colonne de Il Giornale ha fatto riferimento all’”interesse nazionale preminente” che significa unire gli sforzi, ma anche non abbandonarsi ad un modo di fare opposizione “sguaiato e funzionale solo a raccogliere consenso”. Un appello respinto al mittente da parte dei leader della Lega e di Fratelli d’Italia. Meloni e Salvini reclamano fatti concreti e non una collaborazione unilaterale. Ma, attenzione, chiarisce il deputato di Forza Italia Francesco Paolo Sisto: “Quello che dice Berlusconi non è affatto incompatibile con le richieste di Lega e FdI. Che sono anche quelle di Forza Italia”. Intervistato da Affaritaliani.it, infatti, il deputato pugliese e membro della commissione Affari Costituzionali spiega: “Basta riavvolgere il nastro e guadare le puntate precedenti per vedere come questo governo abbia predicato bene e razzolato malissimo e come non ci sia mai stata reale collaborazione. C’è solo una ipocrisia di fondo percepibile e percepita”.  Insomma, su questo fronte il centrodestra è compatto. Senza contare, che almeno stando a quanto riporta Bruno Vespa nel suo ultimo libro “Perché l’Italia amò Mussolini”, nella coalizione ci sarebbe un patto di fedeltà che condurrebbe dritti all’appoggio alla candidatura di Berlusconi per il Colle. Un’ipotesi rispetto alla quale il deputato azzurro dice subito: “Speriamo che sia vero”.

Sisto, partiamo proprio da questa anticipazione.  E’ credibile, secondo lei?
Mi limito a dire che credo che nessuno come Berlusconi oggi rappresenti, e se ne sono accorti anche i suoi storici nemici e detrattori, un punto di equilibrio tra la storia del Paese e il culto delle libertà, il garantismo, la tutela delle imprese e il rispetto assoluto dei principi della Costituzione, di cui oggi c’è più che mai bisogno. Berlusconi è un punto di riferimento importante. Quindi, se questo accordo sulla candidatura del mio presidente ci fosse sarebbe un bene per tutti, per il Paese e anche per il prestigio internazionale dell’Italia.

Proprio Berlusconi ieri nell’intervista a Il Giornale diceva: “Nessun voto per salvare il governo, tutti i voti necessari per fare le cose utili che servono al Paese”. Cosa significa?
Berlusconi è sempre stato uno statista con un grande senso di responsabilità nei confronti del Paese. Forza Italia non ha mai fatto un’opposizione senza contenuti. Mai una speculazione politica e men che meno personale. E quanto ha detto Berlusconi conferma la linea di un partito che ha sempre messo le esigenze dell’Italia in primo piano rispetto a qualsiasi logica del consenso.

D’accordo, ma all’atto pratico per salvare il Paese bisogna salvare anche il governo?
Assolutamente no. Anzi, il governo va combattuto. Bisogna prendere atto che questo elogio dell’incompetenza e dell’improvvisazione non può durare e non è in linea con un Paese moderno che abbia una credibilità europea. D’altronde, gli sfasci prodotti da quest’ultimo Dpcm ne sono la prova, con la gente che scende in piazza. E non mi riferisco ai facinorosi.

Come si declina, allora, questo sostegno al Paese di cui parla Berlusconi?
Per esempio, noi ci stiamo battendo da sempre per il Mes che riteniamo irrinunciabile. Solo un pazzo può farne a meno. E la questione Mes dimostra in pieno l’insipienza di questo governo, con un Pd che, pur di rimanere al potere, si sottomette al giogo folle dei Cinque stelle e un presidente del Consiglio che fa dell’equilibrismo patologico la sua caratteristica principale. Basta questo per capire in che mani siamo e quanto, invece, occorra spingere perché le scelte siano nell’interesse degli italiani e, dunque, per non consentire a tale esecutivo zombie di poter sopravvivere.

Anche il decreto Ristori troverà un sostegno in Forza Italia?
Il dl Ristori è improvvisato e senza spartito, la prova di un governo che non programma, che ha dormito insieme al virus questa estate.

Intanto, di fronte alla situazione sempre più critica che vive il Paese, si susseguono gli appelli alla collaborazione. Arrivano, innanzitutto, dal Capo dello Stato. Ma anche il premier oggi in Aula si è richiamato alle parole di Mattarella. Sono destinati a cadere nel vuoto?
Per prima cosa bisogna fare una distinzione.

Quale?
Mattarella è il presidente della Repubblica ed ha a cuore gli interessi del Paese. Le sue parole hanno un respiro ampio. Conte, invece, sembra più Seneca, senza che Seneca si offenda: sempre bravo ad insegnare agli altri come si vive, salvo poi vivere in modo completamente diverso. Le dirò di più.

Prego.
Citare Mattarella per Conte non dovrebbe essere proprio consentito. Dopo che in questi mesi nessun emendamento delle opposizioni è stato mai vagliato e preso in considerazione. Ci è stato impedito non solo di toccare palla, ma addirittura di scendere in campo. Costretti a subire le peggiori angherie parlamentari, stretti tra un Pd che rinnega se stesso e un M5s alla canna del gas, preoccupato per la sua sopravvivenza. Non ci si venga a dire oggi che si può cambiare rotta perché noi al cambiamento possiamo credere solo se lo vediamo. Saremo sempre nemici di questo governo del day by day.

Esclude anche lei, come Berlusconi, qualsiasi ipotesi di governo di unità nazionale?
Ritengo che il governo di unità nazionale sia una sorta di luogo amato, ma non credo si possa pensare ad una alternativa concreta adesso che la priorità è superare un momento così difficile. Noi non vogliamo parlare sopra le teste della gente, soprattutto ora che è sempre più evidente lo scollamento del governo dal tessuto connettivo del Paese.

Cosa farete, allora?
Cercheremo di indurre il governo a ridurre le misure draconiane che ha messo in campo, a cominciare dalla chiusura di bar e ristoranti alle 18. Faremo di tutto per far comprendere all’esecutivo la necessità di fare investimenti e, quindi, di dover a tutti i costi dire sì al Mes, che rappresenta un salvavita in questa fase.

Il tema del mancato coinvolgimento è un problema sentito in tutto il centrodestra. Su questo fronte marciate compatti. Ma le differenze tra FI, Lega e FdI sono notevoli, non le pare?
Io definisco la nostra una coalizione “ad offerta differenziata”. Forza Italia è un partito storicamente legato ai principi del garantismo e del liberalismo, meno sovranista e populista di Lega e Fratelli d’Italia. Non siamo uguali, ma perfettamente compatibili in una coalizione che abbraccia la moderazione di FI, una maggiore aggressività di FdI e l’amore per la piazza della Lega.

Dica la verità, per Forza Italia sarebbe più facile dialogare con Giorgetti, viste le sue aperture anche rispetto al Ppe?
Noi non abbiamo interlocutori “personali”. Dialoghiamo con un partito e non con i singoli. Dopodiché, certo, se la Lega imboccasse la strada di una linea più moderata, si avvicinasse ai nostri valori europei, non potremmo che essere contenti.

Non crede che quando si riaprirà il capitolo della leadership nel centrodestra - con Fratelli d’Italia in crescita e Salvini ancora primo partito - la coalizione possa sfaldarsi?
Se siamo in una condizione di competitività tra Berlusconi, Salvini e Meloni è segno di salute. E’ una questione che non mi spaventa affatto. Anzi, mi sento rassicurato: se c’è voglia di leadership significa che  c’è voglia di governo, voglia di impegnarsi.

Un altro nodo è rappresentato dalle candidature per le prossime comunali. E qui c’è ancora stallo.
Noi del centrodestra abbiamo sempre deciso d’amore e d’accordo i candidati, con il placet di tutti. Questo è solo uno "scrutinio" più lungo, ma alla fine i voti per tutti i candidati arriveranno e poi avranno il sostegno dell’intera coalizione.

Soffermiamoci per un attimo su Forza Italia. Ammetterà che l’esclusione di FI dalla giunta Toti in Liguria sia stato un duro colpo.
Ognuno si assume le sue responsabilità. Toti si è assunto le proprie. Prendiamo atto di questa sorta di guanto di sfida nei confronti di Forza Italia, davvero incomprensibile dopo una leale campagna elettorale. Non ci aspettavamo questo trattamento, ma Berlusconi ci ha insegnato a saper aspettare. Chissà che Toti, alla fine, non ci ripensi.

Prima Fitto, poi Alfano e adesso Toti. Persone cui Berlusconi aveva dato piena fiducia alla fine si sono allontanate. Come se lo spiega? Berlusconi è stato ingenuo?
Berlusconi è una persona sempre in buona fede. Con Fitto, per esempio, il rapporto si è ricostruito. Con Toti, è vero, non è successa la stessa cosa. Mi spiace perché è una persona a modo e non comprendo come mai non abbia sentito la necessità di rimanere al fianco del presidente. C’è da registrare, comunque, che alla fine tutti coloro che si che si sono allontanati da lui non hanno avuto vita lunga e questo perché Berlusconi è una personalità importante.

Sempre Toti, insieme a Mara Carfagna, sta lavorando al progetto di un centro moderato. Un’insidia per Forza Italia?
Stiamo assistendo a un déjà vu. Quello che posso dire è che Mara è una donna intelligente e di valore. Non credo che possa contribuire a dar vita a un progetto eccentrico e antitetico rispetto a FI. Se è un tentativo di dare vivacità, ben venga. Anche perché sarebbe d’aiuto al partito, che non vive una delle sue migliori stagioni. In caso contrario, va rispedito al mittente.

Nella seconda ipotesi, però, FI rischia un’emorragia anche nei gruppi parlamentari. Un centro moderato potrebbe fare da calamita, non le pare?
Una calamita non diventa una calamità. Io, personalmente, sono tra i fedelissimi del progetto di Forza Italia che guarda con tranquillità a tutti questi fenomeni.

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