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Palazzi & potere
A tutto Klaus! Sicurezza? Minniti, attento all'effetto boomerang

Allora Davi, che ne pensa del pacchetto sicurezza proposto dal ministro Marco Minniti?

Credo che il tema sicurezza sia il più simbolicamente e intrinsecamente politico in questa fase. Quello con un tasso di valore aggiunto più alto e pernicioso.


Ma, politicamente, che ne pensa del pacchetto previsto dal Governo?
Per come è stata presentata la bozza del pacchetto, risulta condivisibile sul piano politico al cento per cento. Poggia sul presupposto che, piuttosto che bighellonare, i migranti dovrebbero aiutare la collettività. Con il loro impiego sociale si vogliono dare due messaggi: uno che, si presume, non delinqueranno più, due che, almeno, fanno una cosa utile per la società. Non c’è alternativa all’integrazione e questo è un percorso intelligente, nobile e coraggioso, se suggerito dal legislatore.


Quindi è condivisibile il contenuto proposto dal Governo? Tutto ok?
Il rischio secondo me è che, un pacchetto così , pur nella totale correttezza dell’impianto, da ciò che almeno si evince parzialmente, sortisca l’effetto opposto sul piano comunicativo. Ossia fornire benzina a chi sostiene che il Partito Democratico voglia creare dei ‘concorrenti’ dei lavoratori italiani. I dati drammatici sulla disoccupazione dovrebbero far riflettere i politici, ogni santo giorno. Quelli del sud poi sono devastanti. Una bozza, comunicata con stile burocratico, può costituire potenzialmente una piattaforma ideale per costruire una contro-campagna molto strumentale che deformerebbe l’ottimo intento della legge. Se, prima di impugnare la penna, i tecnici, coloro che scrivono materialmente le leggi, facessero un esercizio mentale di capire gli effetti che un provvedimento potrebbe avere, certi rischi verrebbero contenuti.


A prescindere allora dal pacchetto immigrazione,   cosa manca alla politica?
In generale , banalmente, l’umiltà. L’umiltà come praxis politica, significherebbe che i decisori  si “abbassano di livello” – la mia è una provocazione -  al fine di   capire ed identificare le esigenze del popolo. E questo romperebbe gli schemi mentali spesso ipocriti, miopi, autoreferenziali con cui molti politici sono cresciuti. Uno dei quali è la convinzione che ci sia un’élite che debba – anche attraverso le leggi – spiegare sempre al cosiddetto popolo come deve vivere e cosa deve pensare. Quindi, per molti, vorrebbe dire prendere atto del fallimento della propria lettura, fin troppo salottiera, della realtà italiana. Perché poi succede che la gente non li segue e, anzi, si è rotta le scatole di sentirsi appioppare l’etichetta di populista. Ogni volta che sento un politico, soprattutto di sinistra, che accusa gli italiani di populismo mi domando : “ma quello o quella da chi pensano di essere pagati? Da Gramsci?” Dilettanti allo sbaraglio.


Lo dice ai numerosi politici con cui collabora?
Tutti i giorni. Quando un politico del Pd mi disse: “Sulla questione dell’immigrazione sono diventato papista” – pensai – “Oddio, ma questi hanno bevuto o fanno sul serio?”Bergoglio non deve pigliare i voti alle elezioni! In più, la sua accoglienza la fa pagare, e cara, agli italiani. Che invece la finanziano con le tasse. Tanta generosità, mica la pagano i politici. Altrimenti sarebbero più prudenti. In questo abbraccio mortale col Vaticano  sul tema dell’immigrazione ci guadagna solo la Chiesa mentre, inesorabilmente, a mio modesto avviso, la sinistra si va a sfracellare contro il muro del dissenso popolare e, proprio cosi, di quello  operaio.


Non è un po’ quello che afferma Salvini?
Scusi, ma che c’entra? Il tema lavoro è estremamente delicato perché chi è pagato per crearlo, ovvero i politici, non è in grado di farlo. Su questo specifico argomento la loro mancanza di autorevolezza è conclamata. E quindi dovrebbero trattarlo almeno con un minimo di rispetto, soprattutto per chi non ha il privilegio di avere un’occupazione e sta vivendo un dramma personale e professionale. Sa perché la ‘Ndrangheta sarà sempre vincente nel sud? Perché ha sedimentato nelle coscienze l’idea che la politica non è capace di dare risposte al riguardo del lavoro. La ‘Ndrangheta, controllando appalti e pezzi di PA, ha reso quello che dovrebbe essere un diritto  gestito da aziende e cosa pubblica, una schifosa merce di scambio.


 Si ma lo stato ora le  ha dichiarato guerra.
 E’ vero. Forze dell’ordine e magistratura stanno facendo un lavoro incredibile. Ma possono lodevolmente arrestare  tutti i capi mafia che vogliono, ma se poi  la Ndranghetaresta, immanente e plastica, a distribuire favori in cambio di fedeltà e omertà, siamo punto a capo. Lei provi a individuare  simulacri dello Stato in Calabria. Dove sono? Nei territori della ‘Ndrangheta non ve n’è traccia. In molte zone lo stato è semplicemente una entità astratta. Certo, ci sono le caserme dei carabinieri. Ma sono barricate e se vuoi entrare  ti fanno il terzo grado. Procure e questure fanno meravigliosamente il loro lavoro e con enorme coraggio. Ma sono percepite come fisicamente lontane e inaccessibili. Per incontrare un capo bastone, invece, basta recarsi in un bar qualsiasi, come ho spiegato e documentato più volte. Ma ai politici non interessa prenderne atto.

Quindi ha vinto la ‘Ndrangheta?
Mi spiace dirlo, ma la risposta è: sì. Finché in un quartiere come Archi (zona di Reggio Calabria in cui risiedono i più potenti casati della mafia calabrese, ndr) – per fare un esempio – quasi tutti gli esercizi commerciali e le micro aziende saranno gestiti dalle mafie, cosa vuole che possa contare lo Stato? E Archi è solo un luogo puramente simbolico, una realtà che  moltiplicabile  per mille, anche al Nord d’Italia.

Quindi Lei cosa consiglierebbe di fare, alla politica?
Il consiglio – e qui mi rivolgo ai tecnici di Palazzo Chigi - è di stare coi piedi per terra nel vergare le norme. L’auspicio è che non siano provvedimenti percepiti come offensivi per chi ogni giorno non arriva a fine mese. Ci vuole almeno rispetto per le persone a cui, con la propria conclamata incapacità, la politica ha negato un diritto garantito dalla Costituzione. Soprattutto un partito come il Pd dovrebbe tenere conto che, almeno idealmente,  un tempo rappresentava  quelle classi popolari che  si sentivano tutelate proprio dai ‘comunisti’ e ora invece percepiscono certi provvedimenti come una vera e propria minaccia ulteriore al loro già debole status. Il Pd viene percepito, non sempre a ragione,  come un nemico delle classi popolari. A sud mi dicono: “…chissà quale legge stanno architettando ora per affossarci definitivamente”.


 Che consiglio darebbe al ministro degli interni Minniti?
Ho massima stima per un uomo preparato  come pochi altri oggi sulla piazza. Non posso dare consigli politici perché io, ripeto, condivido lo spirito di quelle norme, compresa la riapertura dei CIE. Il problema non sono io, ma i cittadini a cui ci si rivolge. Sul piano della comunicazione si evitano grane se si pensa all’impatto che avranno le leggi. Ma nel momento in cui si scrivono, e  non dopo averle scritte e promulgate la differenza tra un politico e un consulente legislativo sia esso miltare, legale  o tecnico è tutta li.. Quindi dico : andare avanti,  tenendo conto che questo provvedimento puo’ essere capito  in zone benestanti, e vissuto malissimo in zone depresse, che poi   sono  ormai il 30 per cento del paese,  se non di più.


E alla classe politica in generale, cosa direbbe?
Faccio un appello: venite con me nel quartiere Archi di Reggio Calabria. Cosi capite perché la mafia, sul tema lavoro, vi ha fregati.  Una lezione che potrebbe essere utile per non ripetere errori in futuro.

 

 

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klaus daviminnitisicurezza'ndrangheta





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