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Palazzi & potere
A Virginia lo stadio della Roma piace "verde" al club un po' meno...

Al di là delle frasi di convenienza e cortesia, il 3 marzo alla conferenza dei servizi che dovrebbe dare il via libero al progetto del futuro stadio della Roma a Tor di Valle, si vedranno fulmini e saette. Il motivo è molto semplice: la Giunta Raggi ha deciso di fare qualcosa, quindi ha accettato l'invito di Spalletti (#famostostadio), ma lo vuole fare in salsa grillina. Poco cemento, molto verde. Certamente questo stravolgerebbe il progetto, che senza 'commerciale' in termini immobiliare è un buco nero. La struttura dell'operazione non reggererebbe. Le tre torri di Libeskind non sono solo una idea nuova di skyline ma soprattutto una modalità per ritornare dell'investimento, per l'Eurnova di Luca Parnasi e per tutti i soggetti coinvolti.
Peccato che Raggi e Di Maio abbiano una visione talmente green che tra poco sarà uno stadio dentro un parco verde e non all'interno di un Business Park. I ben informati sostengono che il costruttore Parnasi sia sprofondato nella depressione da quando stanno filtrando le prime indiscrezioni, confermate dalla battuta-mantra: no alla colata di cemento.

Ma adesso per l'AS Roma sorge il vero problema: ma se i pentastellati dovessero presentarsi in conferenza dei servizi con un Sì grande come una casa ma in stile green, come se ne esce? E soprattutto chi glielo dice a Parnasi, che si vedeva come il nuovo Caltagirone del quadrante Sud-est di Roma?

 

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