Alla Open di Renzi 2 milioni di donazioni (inutili) per il Sì
Per vincere il referendum Matteo Renzi aveva avviato una raccolta fondi senza precedenti: la sua fondazione Open nel 2016 ha quadruplicato il bilancio, i contributi incassati sono passati da 487.635 a 1,9 milioni di euro, più dell' intero Pd che di donazioni ha raccolto soltanto un milione e mezzo.
Sono i conti dello scorso anno che la fondazione Open guidata dall' avvocato Alberto Bianchi (che grazie al governo Renzi siede, tra l' altro, nel cda Enel) ha approvato poche settimana fa e che il Fatto ha esaminato.
Per la partita decisiva - poi persa - Renzi aveva scatenato i suoi fundraiser. E alla chiamata molti grandi finanziatori hanno risposto: 48 "persone giuridiche", cioè aziende e associazioni, hanno versato un milione di euro e 63 persone fisiche 909 mila euro. Poi ci sono 5.800 euro arrivati tramite Pay Pal, contributi classificati come "non identificabili". Ma i donatori che accettano di essere identificabili sono pochi. E oltre la metà delle risorse raccolte da Open nel 2016 arriva da finanziatori che vogliono restare anonimi. Per non essere collegati a Renzi, si suppone.
La fondazione Open, continua il Fatto, ha speso questi denari per le attività tipiche di un partito politico, perché Open non ha altra missione che sostenere le iniziative politiche di Renzi, dentro il Pd ma non solo. Nel 2016 Open ha speso ben 126.176 euro per servizi fotografici e ricerche video, poi 243.487 per l' organizzazione di eventi, 503.162 euro per "consulenze tecniche di comunicazione, sondaggi, servizi e social network", il grosso però è andato per le "campagne promozionali", ben 872.580 euro. Per le spese telefoniche se ne sono andati 37.768 euro, altri 48.878 per affittare sale, parchi e teatri, 60.000 per le licenze per i software.