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Palazzi & potere
Stato-Mafia, Antonio Ingroia: allora non eravamo visionari...

Allora non eravamo visionari. Allora avevamo ragione a indagare sulla stagione stragista dei primi anni Novanta alla ricerca di tutta la verità e di tutti i responsabili, perché fosse davvero fatta giustizia per le tante vittime innocenti di quegli anni terribili.

Le sconvolgenti rivelazioni di Giuseppe Graviano, il boss di Cosa nostra con le mani lorde di sangue per le stragi del 1992-93, rappresentano una clamorosa conferma di quello che io, Nino Di Matteo e gli altri pm della Procura di Palermo avevamo visto con l’indagine sulla trattativa Stato-mafia: c’era una matrice politica dietro le stragi, c’è stata una trattativa tra i boss mafiosi, che chiedevano l’allentamento del 41 bis, e pezzi dello Stato ai più alti livelli, che si sono resi disponibili a trattare e, anzi, hanno cercato essi stessi quel patto scellerato per salvarsi anche a costo di sacrificare vite innocenti.

E, soprattutto, per la prima volta c’è una chiamata in causa diretta di Silvio Berlusconi, che inquadra le stragi dentro un disegno per creare le condizioni migliori per la discesa in campo di un nuovo soggetto politico, che faceva capo proprio a Berlusconi e a Marcello Dell’Utri, quest’ultimo oggi in carcere condannato con sentenza definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa.

Per quell’indagine io sono stato per anni duramente e ripetutamente attaccato, criticato, denigrato, osteggiato, isolato e poi, alla fine, sostanzialmente cacciato dalla magistratura. Con gli altri pm palermitani siamo stati accusati di lesa maestà, perché siamo andati a bussare a porte ritenute evidentemente inavvicinabili. Non si doveva, non si poteva. In tanti hanno fatto di tutto per rendere impossibile il nostro lavoro, per non farci compiere il nostro dovere. Ora le parole di Graviano impongono una nuova spinta all’indagine e non solo dentro le aule di tribunale.

Io credo che andrebbe immediatamente istituita una commissione parlamentare d’inchiesta, per approfondire davvero questa vicenda e per supportare il lavoro dei magistrati palermitani. C’è bisogno della massima attenzione da parte di tutti - mondo politico, mondo giudiziario, informazione, cittadini – affinché si arrivi a scoperchiare finalmente tutta la verità. Intanto, per chi ci ha sempre creduto le intercettazioni di Graviano rappresentano indubbiamente una rivincita. Ma una rivincita amara, perché da troppi anni siamo orfani della verità e un Paese senza verità non potrà mai essere una vera democrazia.

Antonio Ingroia

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