Assalto alle casse private per salvare le banche
Fa gola il rendimento potenziale del 6%. Fa paura un investimento, potenzialmente rischioso, come l' ebola in un reparto di malati di polmonite. Le casse dei professionisti privati - gioiellino del sistema previdenziale italiano - stanno subendo un corteggiamento serrato da parte di governo e banche perché investano qualcosina dentro Atlante, il consorzio privato (con la benedizione pubblica di Padoan), che ha il compito di intervenire nei salvataggi bancari, evitare che gli istituti di credito perdano terreno in borsa e nei rating internazionali e caricarsi di tutti i crediti incagliati (quasi 200 miliardi), di cui le nostre banche sono infarcite.
Atlante non è la bad bank che le banche italiane avrebbero voluto per sciacquare i bilanci (le regole del bail in europeo hanno evitato salvataggi a partecipazione pubblica), e già poche settimane dopo il suo battesimo ha quasi esaurito il propellente per intervenire nei salvataggi ed evitare guai maggiori.
Ecco allora che - tramite la grande stampa- si fa filtrare il messaggio che le casse previdenziali sarebbero più che ben disposte ad entrare in partita. Il quotidiano di via Solferino ieri faceva balenare la possibilità che gli istituti previdenziali dei professionisti, con un patrimonio consolidato di ben 75 miliardi (dati 2015), potrebbero investire in Atlante.
Ipotesi, scrive libero, già circolata settimane fa (anche Il Messaggero la ventilava), peccato che proprio le rigide regole di investimento delle Casse rappresentino un ostacolo non di poco conto ad investimenti potenzialmente a rischio. È vero che Atlante fa venire l' acquolina in bocca con un "rendimento atteso" del 6%.