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Palazzi & potere
Assedio a Matteo Renzi: pensi al partito. Senza riforma si vota a Maggio 2018

Sì è formato un asse in questi giorni  in cui si ricomincia a discutere di legge elettorale (ma possiamo garantirvi che tale discussione è ripresa soltanto perché, senza riforma, il Colle porterebbe il paese al voto nel Maggio 2018 ovvero l'ultimo momento disponibile e Renzi vede l'ipotesi come fumo negli occhi) tra Gentiloni, Padoan e Mattarella. E sono solo i nomi più altisonanti. Perchè ce ne sono altri a cominciare dal leader di Campo Progressista Pisapia per finire a Romano Prodi, sempre più immedesimato nel suo ruolo di 'vinavil', per finire a Enrico Letta. Renzi è sotto assedio, scrive La Verità. Il loro vero obiettivo? Costringere l'ex Presidente del Consiglio ad occuparsi solo del partito e non del governo, né ora, né in futuro.

Non che ci sia una 'regia', si tratta di 'convergenze di fatto' che tenteranno di spingere il leader dem anche a rinunciare al solipsismo del partito autarchico per abbracciare la 'nouvelle vague' del centro sinistra allargato in nome della governabilità. Insomma, Renzi lasci stare Palazzo Chigi e invece si dedichi finalmente con più energie e assiduità al partito proprio per rafforzare l'unione tra le forze di centro sinistra, le uniche in grado di garantire governabilità. A meno che non si voglia scivolare tra le braccia di Silvio Berlusconi.

Prodi e Pisapia agiscono di conserva. La nuova versione più morbida e accattivante, che porta il leader di "Insieme" a distaccarsi quel tanto che serve da Bersani e D'Alema, ha il sigillo del Professore. Tutto si tiene. L'accerchiamento di Renzi deve avvenire per cerchi concentrici, dall'interno e dall'esterno, con lo stile più caro al Quirinale: un misto di curialismo e sicilianità, per agire senza clamore, ma con fermezza.

Ed anche i più recenti sondaggi paiono confermare questa versione tanto che dalle parti del Giglio magico cominciano ad essere sospettosi: "Perchè Repubblica e Stampa nel volgere di pochi giorni hanno pubblicato due sondaggi, uno a firma Piepoli e l'altro Diamanti che sembrano voler dire la stessa cosa? Da un lato agitano lo spauracchio Di Maio e di una possibile vittoria dei 5 Stelle e dall'altro fanno capire che l'unico argine possibile a tale exploit potrebbe essere un centrosinistra allargato con a capo il più popolare di tutti, cioè Gentiloni".

Del resto, continua La Verità, si racconta anche di vari ex renziani interessati a ricondurre, per ragioni varie, il leader del partito a concentrarsi sulla guida della macchina del Nazareno, evitando di disperdere energie preziose. Sono troppe le resistenze nelle istituzioni primarie del paese nei confronti di un Renzi nuovamente protagonista del governo del Paese. Ma troppe sono anche le molle dell'ambizione che rendono improbabile l'acquietarsi di Renzi (sempre più nervoso) in un ambito strettamente di partito, quasi alla stregua di un segretario sempre un po' sotto tutela come Flaminio Piccoli ai tempi dell'onnipotenza democristiana.
Renzi di nuovo al governo, dunque? "Non è l'undicesimo comandamento", fanno notare dal Nazareno anche se i renziani, interpellati, fanno notare che in Europa governa il leader del partito che arriva primo alle elezioni. Già, ma il Pd vincerà le elezioni?

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