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Palazzi & potere
Attacchi terroristici nelle discoteche. E se fosse successo in Italia?


I tristi e recenti episodi di terrorismo avvenuti entrambi in discoteche, la strage di Capodanno in Turchia che ha causato la morte di 39 persone e quella avvenuta in Messico con la morte di 5 persone tra cui un italiano, il 34enne Daniel Pessina, costringono a una doverosa riflessione sulla sicurezza in Italia. Ne abbiamo parlato con Franco Cecconi, presidente dell’Associazione Italiana per la Sicurezza Sussidiaria.


Presidente, quanto accaduto in Turchia prima e Messico poi, quali questioni porta alla luce riguardo lo stato della sicurezza italiana nei locali d’intrattenimento?
L’assalto in Turchia e quello in Messico sono due cose profondamente diverse, per matrice e tipo di preparazione degli assalitori. Ma si ricollegano all'assalto del Bataclan a Parigi perché tutti questi episodi hanno come denominatore comune il locale d’intrattenimento. Un obiettivo particolarmente semplice, con alta densità di persone per cui non occorre una mira da cecchino per colpire, ma soprattutto non c’è difesa in questi luoghi. I servizi di sicurezza, ove presenti, sono servizi di sicurezza non armata e spesso il personale non è preparato ad affrontare un attacco con AK47.
Non siamo strutturati a reagire a un attacco del genere nel nostro Paese perché la legge italiana ci dà moltissimi laccioli. La legge che regola i servizi di controllo vieta sia l’uso delle armi, che gli strumenti di coazione. Quindi una volta fermato un individuo, questo non può essere bloccato in alcun modo, ma occorre attendere l’intervento delle Forze dell’Ordine. Se si è verificato un problema vuol dire che il problema è nell'immediato, le forze dell’Ordine non hanno il tempo materiale di intervenire. Bisognerebbe dare maggiore autorevolezza agli operatori che operano nel settore della sicurezza.

 

In che modo si potrebbe ottenere questa autorevolezza?
Questo si potrebbe ottenere con il riconoscimento della figura dell’incaricato di pubblico servizio, che non è un pubblico ufficiale ma sicuramente può fare qualcosa in più in casi di emergenza. Questo riconoscimento noi lo chiediamo da 10 anni, così come chiediamo da 10 anni la possibilità di utilizzare i metal detector con il pat down che non è una perquisizione vera e propria ma dà la possibilità di rilevare oggetti metallici dall'esterno.

 

E questo disincentiverebbe eventuali malintenzionati. Ma gli operatori di controllo sono preparati ad affrontare situazioni di questo tipo?
Certo dipende dal singolo soggetto. Ma in ogni caso, qui in Italia per diventare operatori di controllo basta frequentare un corso di 90 ore. Assolutamente non sufficienti. 90 ore potrebbero al massimo rappresentare una specializzazione per chi già fa questo lavoro e ha un’esperienza decennale sul campo. Il messaggio che passa con questa strutturazione è che questo mestiere può essere fatto da chiunque, ed è una convinzione errata. Servirebbero test d’ingresso con colloqui psicoattitudinali. Io stesso ho ridisegnato un corso di formazione per addetti a servizi di controllo nel 1995 che ancora oggi è superiore a quello attuale. 90 ore non conferiscono in alcun modo la professionalità che occorre.

 

AISS crede molto nella formazione…
È fondamentale. Infatti insieme a Mikerik Promotion abbiamo organizzato un “Corso di leadership, comunicazione aziendale e sviluppo dell’intelligenza razionale, emotiva e intuitiva del leader” e sarà a Castello dell’Oscano, vicino Perugia dal 24 al 26 Febbraio. Serve per cementificare l’autorevolezza del security manager, chiamato a strutturare un team seguendo e trasmettendo regole deontologiche, riconoscere l’importanza delle priorità, imparare a sviluppare la proattività aziendale senza che lo stress del lavoro abbiano influenze negative nella vita privata.

 

AISS Italia www.aissitalia.org

 

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terrorismodiscotecheattacchi terroristiciisis





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