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Palazzi & potere
Berlusconi, incubo a 5 Stelle: la vera partita è sulle frequenze Tv

Se i berlusconiani potessero parlare lo direbbero chiaro e tondo: «Il nostro leader ha paura dei Cinque Stelle non tanto per ragioni politiche, giacché da quel punto di vista si può sempre trattare e il nostro è bravissimo in questo quanto per ragioni filosofiche se così si può dire e di business». Già, scrive Italia Oggi, perché se le ragioni filosofiche attengono alla concezione che si ha della democrazia e mentre Berlusconi, pur con tutti i suoi limiti, ha comunque sempre dimostrato di essere un alfiere della democrazia e della libertà nel nostro paese non così si può dire, o almeno non ancora si può dire, per chi ha mostrato finora di avere una concezione quasi sovietica, leninista, del potere.

Il resto poi lo fa il business, l'amato odiato business che da sempre pervade l'iniziativa politica del cavalier Berlusconi. E come potrebbe essere altrimenti? Ora però l'uomo è a un bivio: guerra dura e pura ai pentastellati con il rischio di ritrovarseli vendicativi e contro quando e se andranno al governo del paese oppure, come vorrebbero i sempre attenti e occhiuti pontiere del potere cominciare a seppellire l'ascia di guerra e fare buon viso a cattivo gioco.

Trama che, spiegano dal partito azzurro, troverebbe sostegno e affezione soprattutto dalle parti del partito Mediaset sempre svelto a rispondere alle esigenze della realpolitik che a volte, nella foga della battaglia politica, al Cavaliere sfuggono di mano. E magari prima o poi riveleranno in pubblico quanto spesso il partito dei pontieri dice privatamente con amici e commensali: «Perché avere paura dei 5 Stelle? Abbiamo avuto guai peggiori negli ultimi decenni ma siamo sempre andati avanti. Pensate che i ragazzini di oggi possano essere avversari più pericolosi e astuti dei D'Alema e dei Prodi di una volta? Magari è esattamente il contrario». «Siamo un'eccellenza del made in Italy, portiamo posti di lavoro e questo non può sfuggire a nessuno. Indebolirci non farebbe certo bene al paese» si spiega.

Insomma, continua Italia Oggi, il mondo berlusconiano che una volta marciava unito e compatto come un sol uomo si trova nel bel mezzo del più classico dei dilemmi: che fare? Che fare con i 5 Stelle? Da che parte stare? «Silvio, per la prima volta, si trova di fronte a un bivio, un po' come accadde dopo la caduta dei socialisti», spiegano da Forza Italia. «L'uomo vorrebbe lottare, è nella sua indole, ma da Milano gli suggeriscono di non calcare troppo la mano perlomeno fino a quando non si sarà definita la partita con Bolloré, vero e proprio convitato di pietra tra i poteri forti italici. Se Mediaset riuscirà a chiudere la partita a proprio vantaggio ed in tempi relativamente brevi allora si potrà allentare anche la presa sui 5 Stelle altrimenti sarebbe come spargere benzina sul fuoco» si osserva.

Perché poi il punto, anzi l'incubo, nella trama è proprio questo: ritrovarsi i grillini contro Mediaset. Per questo Berlusconi è spaventato dai veti e dai continui distinguo della coppia Di Maio-Di Battista che sta giocando al poliziotto buono e al poliziotto cattivo. E aveva persino tirato un sospiro di sollievo dopo aver letto l'intervista di Emilio Carelli, persona autorevole e stimata da tutto il Parlamento: «Sono stato un dipendente di Mediaset e non ho nessun problema a dirlo: non mi sembra che all' interno del Movimento ci sia intenzione di attaccare l' azienda».

Tutto bene? Fino a un certo punto. Perché Berlusconi sa bene che nel Movimento c'è chi pensa di riassegnare le frequenze televisive ciclicamente, ogni cinque anni, come spiegano: «È ovvio che andando a Palazzo Chigi non potremmo fare finta di niente di fronte al problema del conflitto di interessi ed anche in tema di frequenze, che sono una concessione statale, sarebbe bello aprire ad altri operatori e stimolare la concorrenza». Ecco perché Silvio Berlusconi non vuole assolutamente che i 5 Stelle approdino a palazzo Chigi. Perché più della politica potè Mediaset.

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