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Palazzi & potere
Brunetta ad Affari: "Renzi chi? E adesso vinciamo le Politiche"

“Il centrodestra unito, con una proposta chiara e credibile, ha sbancato le elezioni in Sicilia. Adesso, con il vento in poppa di questa ennesima vittoria il prossimo traguardo è il ritorno a Palazzo Chigi. Alziamo le vele e prepariamoci allo sprint finale. Con un Berlusconi così non ci ferma più nessuno”.

È raggiante Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati, dopo l’affermazione di Nello Musumeci in Sicilia. L’economista si dice “pronto alla battaglia decisiva per conquistare il governo del Paese”, e rivendica il copyright sul “centrodestra unito di governo”.

“Lo dico da mesi e mesi – sottolinea il dirigente azzurro – il centrodestra vince solo se unito e con una prospettiva di vittoria e dunque di governo. Ma non mi sono inventato niente, ho solo ribadito con forza e con perseveranza il leit motiv di Berlusconi dalla sua discesa in campo nel ’94: unità, unità, unità”.

Presidente Brunetta, grande affermazione in Sicilia, di chi è il merito di questo successo?

“Mi faccia dire una cosa. Il centrodestra in Sicilia raggiunge un risultato straordinario, neanche immaginabile solo qualche mese fa. È stato fatto un grande lavoro di squadra e questo è il momento dei ringraziamenti e dei complimenti ai protagonisti di questa ennesima storia di successo. Grazie al presidente Silvio Berlusconi per la sua grande generosità e per aver dato alla campagna elettorale lo sprint finale e decisivo. Grazie a Nello Musumeci per il suo impegno, per la sua costanza, per la sua cavalcata trionfale. Ma grazie anche a Giorgia Meloni e a Gianfranco Micciché per la felice intuizione e per il lavoro fatto in questi mesi. Grazie a Matteo Salvini, grazie a Lorenzo Cesa, grazie a Raffaele Lombardo, grazie a tutti i nostri candidati nell’isola”.

Adesso il prossimo appuntamento saranno le politiche della primavera 2018. Come ci arriva questo centrodestra e quale sarà la chiave dei prossimi mesi?

“Ci arriva benissimo, in grande salute e con un super entusiasmo. Questa vittoria del centrodestra unito rappresenta un vero e proprio spartiacque per la politica italiana. La vittoria in Sicilia ha una valenza non solo regionale, e questo ormai è chiaro a tutti, ma avrà ripercussioni – per noi positive, per altri evidentemente molto meno – nel percorso che ci separa dal voto politico della prossima primavere 2018. Il centrodestra ha dimostrato, ancora una volta, che con l’unità, con la coerenza, con un progetto chiaro e credibile è in grado di vincere qualsiasi competizione elettorale. Dopo la vittoria alle regionali di oltre due anni fa, dopo il trionfo al referendum costituzionale, dopo la grande vittoria alle scorse amministrative e dopo quest’ultima affermazione in Sicilia, si è creata un’onda positiva che è destinata a crescere ulteriormente nei prossimi mesi. Adesso sì, lo possiamo dire: siamo pronti a tornare a Palazzo Chigi. Il futuro è nostro”.

Movimento 5 stelle molto bene, Partito democratico molto male. Cosa cambia per il centrodestra?

“Molto semplice: da adesso e fino alle politiche la partita sarà tra noi e Grillo, tra il centrodestra e il Movimento 5 stelle. Ormai è un match a due, con il Pd tagliato inesorabilmente fuori. Da una parte ci siamo noi, con la nostra storia, con il nostro buon governo, con una classe dirigente affidabile che ha governato il Paese e che governa regioni importanti come la Lombardia, il Veneto, la Liguria, adesso anche la Sicilia, oltre che centinaia di amministrazioni locali. Dall’altra parte c’è il grillismo, l’odio, il rancore, il pressapochismo, l’approssimazione, il dilettantismo, le esperienze drammatiche della Raggi a Roma e della Appendino a Torino. Gli italiani sceglieranno tra noi e loro, ed io sono certo che sapranno scegliere bene, mandando al governo il centrodestra unito”.

E Renzi? Non lo ritiene ancora in campo?

“Renzi chi? Il segretario del Pd non è più un leader credibile né affidabile. È tornato quello del referendum, chiuso in un fortino contro tutti. Ha provato a fare i giretti con il suo trenino da 300mila euro, e gli è andata male: ha beccato solo contestazioni e nulla più. Ha fatto bene Luigi Di Maio a non concedergli una vetrina mediatica che avrebbe resettato e riscattato l'immagine e la sostanza di perdente. Renzi ha snobbato la Sicilia e i siciliani, non ha voluto metterci la faccia perché non è stato in grado di 'rottamare' il passato ingombrante rappresentato dal nulla di Rosario Crocetta”.

Cosa farà il Partito democratico per tentare di risollevarsi da questa delicata situazione?

“Il Partito democratico è ufficialmente morto, dalle prossime settimane avremo a che fare con un’entità diversa da quella che abbiamo conosciuto in questi anni. Decideranno loro se fare fuori Renzi prima o dopo le elezioni politiche, ma una cosa è certa: la sinistra non è più un competitor per la vittoria, ma è la terza forza, visibilmente staccata, di questo nostro tripolarismo”.

Con la nuova legge elettorale, il Rosatellum, e con i collegi, avere la maggioranza assoluta sarà comunque complicato per qualsiasi schieramento politico.

“Sui collegi occorre fare un ragionamento. Stiamo assistendo da mesi ad uno smottamento a sinistra, il Partito di Renzi continua a perdere personalità e consensi, a favore di Mdp. Nelle ultime settimane lo hanno abbandonato Bassolino e Grasso, una cosa pazzesca. Con una formazione di sinistra competitiva, che alle prossime elezioni, nei collegi uninominali, presenterà propri candidati contro il Pd, tutti i collegi, anche quelli ‘rossi’, diventano contendibili e conquistabili anche per il centrodestra unito. È una vera e propria rivoluzione. A quel punto il voto utile, ripeto, sarà tra noi e il Movimento 5 stelle, perché il Pd sarà irrilevante. Con questo scenario, arrivando al 40% a livello nazionale noi, come centrodestra unito, possiamo vincere tranquillamente 2/3 dei collegi uninominali, arrivando così ad avere la maggioranza assoluta in Parlamento. Se loro sono divisi, e lo sono, e noi uniti, come lo siamo, possiamo vincere ovunque”.

Torniamo al centrodestra. Bene la vittoria, ma adesso si apre il nodo leadership. Salvini e Meloni rivendicano il loro ruolo, e Berlusconi non molla. Come se ne esce?

“Come se ne è sempre uscito dal ’94 ad oggi. Con l’unità e con il riconoscimento degli alleati. Andremo uniti in coalizione alle prossime elezioni politiche e il partito che all’interno del centrodestra prenderà più voti esprimerà il premier e il leader della nostra futura maggioranza. Funziona così, si chiama democrazia. Del resto Berlusconi è leader del centrodestra da vent’anni solo perché ha sempre preso più voti di tutti gli altri. Io penso che andrà così anche questa volta. Uniti si vince, uniti andremo a governare il Paese”.

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