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Palazzi & potere
Brunetta ad Affaritaliani: il Mef non chiarisce la vicenda derivati

Ieri ho depositato un’interrogazione a risposta immediata in assemblea alla Camera dei deputati, il cosiddetto question time, al ministro dell'Economia e delle finanze, Pier Carlo Padoan, in merito all’assurda vicenda dei derivati. Oggi è stata discussa in Aula a Montecitorio. Non ho ricevuto alcuna risposta degna di questo nome.

La scarsa trasparenza sui titoli derivati stipulati dal Tesoro italiano è un tema che, in particolare nella legislatura corrente, è stato più volte portato all'attenzione del governo e del ministro Padoan.

In risposta ai molteplici atti di sindacato ispettivo formulati nel corso del tempo (ben sei, dal marzo 2015, tra interpellanze, interrogazioni e question time), tesi ad ottenere i dati reali del fenomeno, il ministro non ha mai rilevato anomalie, in particolare nella gestione dei contratti derivati, affermando la piena correttezza e legalità delle operazioni, peraltro opponendosi alle numerose richieste di accesso agli atti formulate, nonché alla richiesta di una commissione parlamentare d'inchiesta per far luce sui presunti rapporti illeciti esistenti tra il Mef e le cosiddette "20 banche sorelle".

Ma qualcosa evidentemente non torna, perché è dei giorni scorsi la notizia di un 'Invito a fornire deduzioni' (una sorta di atto di citazione con richiesta di chiarimenti) recapitato dalla Procura Regionale del Lazio della Corte dei Conti ai più alti dirigenti (attuali ed ex) del nostro Dipartimento del Tesoro, cui è stato contestato il 30% di un danno erariale di circa 4,1 miliardi di euro cagionato allo Stato italiano per effetto di quello che ora potrebbe definirsi un 'Indebito pagamento' alla banca americana Morgan Stanley (cui è stato contestato il restante 70 % del danno) della stratosferica somma di circa 3.1 miliardi di euro, sborsata proprio a fronte di contratti derivati.

Un esborso - si badi bene - intervenuto su disposizione del Mef tra la fine del 2011 ed i primi del 2012, durante la nota crisi dello spread, a cavallo dei ripetuti declassamenti dell'Italia decretati dalle Agenzie di rating e, segnatamente, a ridosso del doppio downgrade deciso da Standard & Poor's - il cui azionista di controllo, la società Mc Graw Hill, è partecipata, guarda caso, proprio da Morgan Stanley - alla stregua di dati e valutazioni che il Tribunale di Trani ha ultimamente ritenuto in sentenza quanto meno errate (dunque 'colposamente' manipolative); ed a breve leggeremo le ulteriori motivazioni di quella sentenza che ci dirà se l'Italia fu 'retrocessa in serie B' giustamente o meno.

La cifra di 4,1 miliardi di euro contestata dai giudici contabili ai vertici del Tesoro unitamente ai vertici della Banca (specialista in titoli di Stato) Morgan Stanley fa rabbrividire, soprattutto se si pensa che essa è frutto di un maxi pagamento effettuato dai direttori apicali del Tesoro ad una banca d’affari (Morgan Stanley) per chiudere contratti derivati (e rinegoziare due coperture sulle valute) riconosciuti dalla Corte dei Conti come “speculativi”: contratti che mai avrebbero dovuto essere sottoscritti dallo Stato, perché uno Stato non può scommettere con il danaro dei cittadini.

Secondo la Corte dei conti, la banca sarebbe responsabile del 70% dei danni causati, mentre il restante 30% lo dividono il direttore del dipartimento del debito pubblico Maria Cannata, con un ruolo preponderante (un miliardo di euro), il suo predecessore Vincenzo La Via e gli ex direttori del Tesoro, Domenico Siniscalco (poi approdato proprio in Morgan Stanley) e Vittorio Grilli.

La 'colpa' di Morgan Stanley è di essersi approfittata del suo ruolo di specialista: ad ogni modo, dopo cinque anni, la banca d’affari continua a far parte dell'elenco degli specialisti che insieme con il Tesoro gestiscono il debito pubblico, e il direttore del dipartimento del debito pubblico è ancora Maria Cannata.

Con la mia interrogazione a Padoan, si chiedeva anzitutto di fare piena luce sulla inquietante vicenda e di conoscere quante siano le situazioni 'a rischio' per le casse dello Stato simili a quella da ultimo scoperta dalla Procura della Corte dei Conti.

E si chiedeva, inoltre, di conoscere quali siano le iniziative che il ministro intenda intraprendere alla luce dell’atto di citazione della Corte dei conti, nei confronti di Morgan Stanley e dei dirigenti coinvolti, e quali azioni specifiche intenda portare avanti per assicurare la massima trasparenza nella gestione del debito pubblico, anche attraverso la pubblicazione in versione integrale di tutti i contratti derivati in essere dallo Stato italiano.

Padoan è scappato, come sempre, non chiarendo i passaggi di questa assurda vicenda. Serve chiarezza, serve lealtà verso il Paese, serve verità nei confronti dei cittadini italiani.

 

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