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Palazzi & potere
"Contro la mafia vesto da donna i boss": parola di Klaus Davi

Dopo i cartelli «anti-'ndrangheta» da apporre nelle città ecco arrivati i poster raffiguranti il boss Matteo Messina Denaro vestito da donna. Questa è l'ultima provocazione di Klaus Davi, massmediologo e giornalista, che da diversi mesi fa discutere per il metodo e il merito di questa campagna di opposizione alla criminalità organizzata. «La mia non è la strada dell' intercettazione, del documento da tribunale - spiega -.
È un percorso che lavora sull' immagine, sul percepito.
Per lo meno ci provo...».

Il «capo dei capi» Matteo Messina Denaro ritratto come una drag queen. Che razza di trovata è?
«Non è una trovata...Raffaele Cantone ha detto che i boss della mafia, per mimetizzarsi, spesso usano abiti femminili.
Giunta, boss della camorra, fu catturato vestito da donna.
Non è tanto una trovata, insomma, è un' operazione ispirata a dei fatti veri».


Settanta locandine affisse a Palermo sono poca roba per stanare il ricercato numero uno di Cosa nostra. Non cre Il marketing lo fa la mafia con la paura. Se tutto è immobile, significa che ha già vinto la 'ndrangheta " Raffaele Cantone ha detto che i boss della mafia, per mimetizzarsi, spesso usano abiti femminili È un' immagine nuova, diversa.
Sicuramente è in netto contrasto col supermaschio, della sciupafemmine che lui è».

Non crede di fare «spettacolo» più che promozione dell' antimafia?
«È legittima questa opinione. Non credo però che alla amano essere celebrati. Al limite amano essere temuti come killer ma vestiti da donna non penso proprio che si piacciano. Non lo so se ci saranno commenti dagli ambienti malavitosi o se arriveranno lettere.
Vedremo».


Lei non è nuovo a campagne del genere. A Locri vo leva piantare il cartello: «Comune vietato alla 'ndrangheta». Il sindaco però si è arrabbiato con lei spiegando che con trovate del genere si offende chi la lotta alla mafia la fa ogni giorno.
«Ha fatto bene la polemica perché comunque si è parlato del fenomeno. Sicuramente bisogna stare attenti a non assimilare la mafia a un popolo. C' è molta più mafia a Milano, a piazza Affari ossia tra i potentati economici, che in tutta la Calabria messa insieme».


A Roma avevate pronta la cartina delle linee metro con le fermate della 'ndrangheta...
«È stata rifiutata dalla società di affissioni dopo essere sta ta accettata. È arrivato un diktat politico. Avevamo preparato un cartello delle linee con tutti i nomi dei boss della 'ndrangheta a Roma. Mi creda: le persone non sanno nemmeno chi sono mentre questi operano liberi. Per questo avevamo descritto i nomi dei più importanti clan di Roma. Insomma, si parla tanto di Mafia Capitale, ma il sostrato di questa è la 'ndrangheta. Vogliamo paragonare Carminati con l' apparato della 'ndrangheta? Può essere un alleato di questa ma l' aspetto territoriale e militare è della 'ndrangheta».

Perché hanno stoppato la campagna?
«È stata l' Atac e non ha dato spiegazioni. La verità è che la 'ndrangheta a Roma è estremamente pervasiva: nell' edilizia, nei ristoranti, ovunque».

Risultati concreti di questa sua battaglia?
«Delle indagini sono state sicuramente aperte. Non tutto mi è stato detto ma lo posso confermare. Sui risultati e sugli effetti vedremo. Il mio obiettivo, comunque, non è fare la quinta mano della Procura della Repubblica ma sollevare un tema. Non sono un magistrato.
Se Messina Denaro mi invita per un' intervista io ci vado di corsa».


Qualcuno sospetta che con queste perfomance stia cercando una sorta di martirio, per lo meno mediatico.
(Ride) «È legittima la critica ma non è così. Chi mi dovrebbe martirizzare? Per ora i boss li vedo algidi, a parte qualche pugno che mi è arrivato. Per il resto li vedo abbastanza con i nervi saldi. Ovviamente spero di no, spero di non diventare un martire. La figura del martire di professione no. Penso di avere portato un po' di ironia più che altro...» Si fa così l' antimafia?


«Non do lezioni di antimafia. Non sono un antimafia.
Non sono "anti" in nessun caso. Sono un cronista. Per me il fenomeno va descritto».

Proprio sicuro che il marketing e l' autopromozione non c' entrino nulla?
«Il marketing lo fa la mafia con la paura. Se tutto è immobile, se addirittura il Comune di Roma mi blocca una campagna perché ha paura di dieci nomi di boss su un manifesto significa che ha già vinto la 'ndrangheta. È già marketing quello: si chiama marketing della paura. Che poi è quello dell' intimidazione su cui si basa tutto il suo potere»

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klaus davimafiaboss





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