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Palazzi & potere
Dalla parte della Costituzione: firmato Antonio Ingroia

Affaritaliani pubblica in anteprima ed in esclusiva un estratto dal libro "DALLA PARTE DELLA COSTITUZIONE" di Antonio Ingroia


 

Io sono convinto che la controriforma renziana sia un attacco non solo alla Costituzione, ma alla democrazia, e che venga da lontano, dai tempi in cui Renzi portava ancora i calzoni corti. E voglio offrire il mio di punto di vista. Un punto di osservazione tutto particolare che non vuole guardare solo all’oggi, a questo progetto di stravolgimento della democrazia costituzionale del nostro Paese (...).
Il mio punto di vista ha una sua peculiarità che voglio mettere a disposizione del lettore. Ho fatto il magistrato, pubblico ministero antimafia a Palermo, per venticinque anni. Mi sono occupato di tante indagini di mafia militare, ma anche e soprattutto dei rapporti mafia-politica-poteri occulti nel nostro Paese, dalla massoneria coperta ai servizi segreti cosiddetti deviati, e così via. E ho vissuto in prima persona gli attacchi contro l’indipendenza della magistratura e l’equilibrio fra i poteri costituzionali. Un vero e proprio assedio alla Costituzione, che mi ha dato una ragione in più, già da magistrato, a dichiararmi “Partigiano dalla Costituzione” (dichiarazione che mi è costata pure un procedimento disciplinare) e che mi fa oggi schierare, senza se e senza ma, dalla parte della Costituzione, come il titolo che ho voluto dare a questo libro. Nel contempo, in quelle indagini, di cui mi sono occupato per più di vent’anni, ho visto qualcosa che la maggior parte degli italiani non sa ed è giusto che conosca. La mia, quindi, è soprattutto una testimonianza in prima persona, oltre che un’analisi del presente e di un testo legislativo (...).
E perciò in queste pagine ho voluto dare un punto di vista diverso per una lettura dell’oggi, della controriforma Renzi-Boschi, anche con gli occhiali della storia, guardando indietro, nella vita pubblica del nostro disgraziato Paese. Per guardare meglio davanti ai nostri occhi e oltre, verso il futuro che ci attende. Per dare qualche ragione in più per votare No al referendum costituzionale (...).
Renzi passerà, come sono passati gli altri che ci hanno provato prima di lui. È passato Gelli, è passato Craxi, è passato Cossiga, passeranno definitivamente anche Napolitano e Berlusconi, ma il conflitto è sempre lo stesso, il conflitto fra due Italie, fra due visioni del Paese e dello Stato: la Repubblica verticale e la Democrazia orizzontale. E alla realizzazione della Repubblica verticale sono stati e sono tuttora interessati tutti i gruppi di potere e le lobby, tanto quelle legali quanto quelle illecite, che hanno condizionato e condizionano la storia del nostro Paese, così come quel Mondo di Mezzo, quegli uomini-cerniera come Licio Gelli, che nella Repubblica Verticale hanno individuato il modello di Stato ove meglio i loro interessi possono affermarsi.
In questi decenni hanno operato vari attori, economici e sociali, che hanno cercato, con strumenti non sempre leciti, di influire sulla politica del nostro Paese, e quando hanno incontrato resistenze hanno provato a farlo con atti di forza. Atti di forza di varie tipologie, a volte apertamente illegali, veri e propri colpi di Stato, talvolta addirittura militari, o attraverso omicidi e stragi, e la storia del nostro Paese è stata insanguinata da delitti politici che avevano lo specifico obiettivo di deviare il corso degli eventi. La mafia e i poteri criminali si sono fatti sistema, Sistema criminale, e in quanto tali hanno operato e interagito con i poteri legittimi per condizionare la politica e l’economia del Paese, spesso riuscendovi. Da un certo momento in poi, si sono adottate altre strade e altre strategie, più striscianti e perciò più insidiose, venendo incontro ad altre esigenze diffuse nel mondo della grande finanza, spesso arrivata in contatto col Sistema criminale per cointeressenze necessitate.
Tra gli anni Sessanta e Settanta si sono registrati in tutto l’Occidente inediti avanzamenti sul terreno della democrazia sociale e politica, della mobilità sociale, della conquista di diritti civili e sociali in regime di eguaglianza. Le Costituzioni post-belliche hanno reagito all’esperienza del fascismo predisponendo cornici istituzionali funzionali a questo sviluppo. E l’esigenza della ricostruzione (dei Paesi devastati dal conflitto e di un sistema economico mondiale) ha offerto l’opportunità di coinvolgere il lavoro in un compromesso progressivo che non solo ha propiziato l’accumulazione e la distribuzione di ricchezza, ma ha promosso la partecipazione democratica delle classi subalterne. Ma se, dal punto di vista della democrazia, il trentennio 1945-75 può essere considerato senz’altro una fase progressiva, nell’ottica delle centrali finanziarie e capitalistiche esso è stato invece un incubo, caratterizzato da ricorrenti fiammate inflazionistiche e da un’imponente quanto allarmante dinamica redistributiva (...).
Ecco la malattia: Costituzioni “troppo” democratiche, e quindi inadeguate. Ecco la ricetta: rafforzamento della leadership e centralizzazione del potere. Sembra il disegno della controriforma renziana. Un disegno che viene da lontano, e che non si ferma, continua a pressare senza pudore, fino alle ultime settimane, cercando di influire in tutti i modi perfino sulla prossima consultazione referendaria, senza risparmio di mezzi (...)
L’obiettivo è ben altro. È la soluzione finale. La definitiva decostituzionalizzazione. A scapito della partecipazione dei cittadini, che servono come sudditi, impotenti e perciò apatici, da governare. Per consegnare, in nome della parola d’ordine “governabilità”, il bastone del comando a un solo uomo al potere, più facilmente manovrabile, e in dispregio del fondamentale principio della separazione dei poteri su cui si basa lo Stato di diritto.

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