Economia, Tria: svelato il piano. Più investimenti scorporati dal deficit
Economia, Giovanni Tria vuole più investimenti scorporati dal deficit
Forse non tutto il male vien per nuocere o comunque Tria non è 'cattivo' come sembra. Certo, ha una spiccata predilezione per il Colle e per Palazzo Chigi anziché per i leader leghisti e pentastellati ma, poco male, è tutto superabile, scrive il Tempo.
Anche perché dal quartier generale 5Stelle ritengono che "il ministro dell'Economia è sincero quando dice che ci darà una mano e che sta studiando carte e dossier per cercare di riuscire a quadrare i conti facendo in modo però che sia possibile attuare il contratto di governo gialloverde". Già, ma come? Dalle parte del Ministero, fonti di alto livello riferiscono che un percorso al quale si sta lavorando è quello di chiedere all’Europa non l’ennesimo e generico via libera (improbabile) alla spesa assistenziale, ma finanziamenti per investimenti da scomputare dal calcolo del rapporto deficit/Pil. Gli investimenti avrebbero l’effetto positivo, oltreché di realizzare gli interventi per i quali sono finanziati, di rilanciare l’attività delle imprese, spronare l’occupazione e aumentare le entrate fiscali (Irpef e Iva). Sarebbe questo l’unico modo credibile per ottenere concretamente flessibilità dall’Ue, soddisfacendo la posizione da sempre fermamente tenuta da Bruxelles: aperta agli investimenti, ma chiusa se si tratta di chiedere soldi per coprire la spesa corrente. In questo senso un primo passo concreto potrebbe essere un piano infrastrutturale da 40 miliardi di euro in 10 anni per le aree a elevata vulnerabilità per i rischi di frane e alluvioni, che rappresentano circa il 10% della superficie italiana e riguardano l'89% dei comuni (6.631). Fonti del Mef riferiscono che l'Italia già in passato aveva ottenuto un primo via libera da parte dell’Ue per cui la strada potrebbe essere spianata. Al governo basterebbe riprendere in mano la pratica in sede europea. Ciò consentirebbe di realizzare opere infrastrutturali, mettere in sicurezza il suolo e in questo modo muovere anche investimenti delle imprese. Investimenti che verrebbero garantiti dallo Stato, che però potrà chiedere che siano calcolati fuori dal Patto di stabilità. Un modus operandi che potrebbe essere esteso a molti altri settori (energia, valorizzazione dei beni culturali, infrastrutture dei trasporti, valorizzazione economica delle risorse naturali) per l’attuazione di un piano di investimenti pubblici per la modernizzazione del Paese. Ed è proprio quello che ha in animo di fare Tria.