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Palazzi & potere
Elezioni 2018, Bettini: "Col Pd per salvare la Repubblica"

Matteo Renzi dice che non si dimetterà nemmeno in caso di sconfitta, lei che ne pensa? Secondo lei che dovrebbe fare Matteo Renzi in tal caso?

Innanzitutto spero in una buona affermazione del Pd. Il Pd è il solo credibile baluardo alla destra, alla demagogia, ai rigurgiti reazionari. Ciò che farà Renzi dopo il voto, lo deciderà Renzi stesso, in piena libertà. Naturalmente ognuno poi valuterà come agire di conseguenza. Nel corso di questi mesi ho segnalato, in vari modi, sempre civili, la mia progressiva distanza dal segretario. Ma, ripeto, in questo momento la prova essenziale è il voto del 4 marzo: non si può non votare il Pd se si vuole salvare la repubblica e il regime democratico.

Come si può ricostruire il centrosinistra dopo il voto?

Il centro sinistra ha bisogno di costruire un campo largo di tutte le energie progressiste, fondato su pratiche totalmente nuove della politica e su un’inedita forma partito. Non basta un’alleanza larga, occorre ridare lo scettro delle decisioni ai militanti, ai cittadini, alle persone oggi così lontane dalle istituzioni e dall’impegno. Il campo di tutta la sinistra ancora è troppo abitato da partiti o partitini di vecchio tipo: personalistici, oligarchici, apparatizi, incapaci di attraversare la vita reale della gente. Un campo largo dovrà assumere le sue decisioni in modo aperto, attraverso forme anche di democrazia diretta con le quali si debbono confrontare continuamente le “elite” dirigenti.

È d'accordo con Romano Prodi quando accusa Leu di essere elemento di divisione?

Romano Prodi è preoccupato, giustamente, di un possibile sfascio generale. Rappresenta, nel modo più alto, la storia dell’unità delle forze democratiche. Quindi capisco la sua preoccupazione e il suo giudizio severo. Io preferisco, tuttavia, cercare gli aspetti politici che hanno portato al trauma della scissione. Un atto che non ho condiviso in modo netto. Cercare di capire le ragioni politiche, tuttavia, significa non considerare Leu l’avversario da battere, ma un possibile interlocutore nel futuro. I nostri avversari sono a destra ed è lì che dobbiamo scalfire le loro argomentazioni e le loro menzogne.

A suo avviso il Pd avrebbe dovuto annunciare la candidatura di Gentiloni a premier prima del voto?

Gentiloni ha governato molto al di sopra delle aspettative. Anche delle mie personali aspettative. E’ stato efficace, sobrio, determinato al punto giusto quando la situazione lo richiedeva. In effetti, sarebbe stato più utile se la sua figura fosse emersa di più nel corso della campagna elettorale. Ma, francamente, non ritengo che lo spostamento dell’opinione pubblica possa avvenire con l’investitura su una persona o un’altra. Quello che mi preoccupa è un vuoto generale di proposte e di prospettive per il futuro. C’è troppa confusione, rispetto a questo, che favorisce una politica eterea, popolata da ingannevoli suggestioni, manipolata dalle false notizie, ridotta a miserabile scontro per il potere, senza idee e senza verità.

Il "modello Lazio" può diventare modello per il centrosinistra del futuro?

Zingaretti ha governato molto bene in questi anni. Certamente il fatto che abbia conquistato tanti risultati con l’insieme della sinistra è un fatto di grande importanza e strategico. E’ stato capace anche di costruire una squadra plurale, ricca di competenze e radicata nel territorio.

E’ soddisfatto in questo senso della lista del Pd?

La lista del Pd, è piena di compagni e compagne di notevole valore. Tra questi io ho scelto di votare per il capolista Civita, che conosco da 42 anni ed è cresciuto attraverso esperienze di partito e di governo impegnative e positive, e Marietta Tidei, una donna energica e popolare che ho potuto “incrociare” anche per le sue attività internazionali di altissimo valore. Ma ripeto, ogni candidato meriterebbe la preferenza.


Come giudica Silvio Berlusconi? È ancora l'avversario numero 1?

Berlusconi, al di là del giudizio che si può dare sul suo ruolo politico, si è dimostrato un combattente tenace e di una solidità impressionante. Credo che il suo lunghissimo protagonismo politico lo debba anche alla sapienza intellettuale e alla sagacia tattica di un uomo come Gianni Letta. Si: lo considero l’avversario numero uno. Perché è quello che, in questo momento, può rendere all’apparenza più presentabile il ventre melmoso e pericoloso della destra italiana. Magari con la benedizione dei popolari europei. Occorre battere fino all’ultimo sulla sua contraddizione fondamentale: in Europa dice di stare con la Merkel ma in Italia sta con gli amici di Farage e della Le Pen.

A suo avviso Pietro Grasso si è mosso bene da leader politico?

Grasso merita rispetto. Non so se si sia mosso bene o male. Si è buttato in corsa in una avventura assai difficile. Certo è che se si vuole pensare ad una ricostruzione unitaria il suo peso lo metterà certamente sul piatto giusto della bilancia.

Lei risponderebbe positivamente all'appello di Di Maio se i cinquestelle arrivassero primi e venisse chiesto al Pd di formare un governo? Cosa dobbiamo aspettarci dopo il 5 marzo? Larghe intese?

Francamente non vedo alcuno spazio per governare con Di Maio e i cinque stelle. C’è tanta brava gente nel loro elettorato che vuole cambiare le cose e che è stanca di subire. Ma questa gente è purtroppo vampirizzata da un gruppo dirigente spregiudicato, per nulla democratico, inesperto, terribilmente inesperto, rispetto ai problemi della Repubblica. Il futuro governo dipenderà dal risultato di ciascun partito. Allo stato attuale vedo complessa qualsiasi maggioranza. Se ci sarà uno stallo, sarebbe meglio cambiare la legge elettorale con un gabinetto di scopo e tornare al voto.

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