Elezioni 2018: ecco perchè il dopo Grillo per Di Maio è tutto in salita
Elezioni 2018: la campagna elettorale è partita male
In lista nomi imbarazzanti o imposti dall'alto: l'ira dei militanti. La deputata Di Benedetto lascia. Dal Veneto: trovate nefandezze sugli avversari Roma.
Il capo politico M5S non ha fatto una piega, scrive Repubblica, davanti agli "infiltrati" degli altri partiti nei collegi uninominali, alla candidata plurilaureata che plurilaureata non è, all' ex renziano che corre a Firenze contro Renzi. Ha preso con filosofia dopo la rabbia iniziale - perfino la figuraccia fatta presentando in pompa magna un ammiraglio che ha dovuto rimuovere tre ore dopo perché consigliere del Pd. Sul caso Dessì, però, è stato inflessibile. Suscitando l' ira degli attivisti storici, e anche di molti parlamentari, che si chiedono perché i candidati scelti da lui per gli uninominali possano fare tutto, mentre per i militanti non si trovano attenuanti.
Dagli esterni nei collegi continuano ad arrivare sorprese, nonostante l'inner circle di Di Maio minimizzi parlando di «6-7 casi su 341». In questo clima, a premere per la pubblicazione dei risultati delle parlamentarie sulla piattaforma Rousseau sono soprattutto gli interni. I deputati e i senatori uscenti che vogliono controllare quanti voti ha preso chi è stato magari messo nelle liste prima di loro, o di fianco a loro. Ci sono sospetti su molte persone.