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Palazzi & potere
Elezioni, equilibri nel centrosinistra e crisi dell'Anci: tutto torna

La sconfitta del Pd riaccende il dibattito politico. Nessun automatismo può essere applicato alla dinamica che dalle amministrative di oggi porterà da qui alla primavera del 2018 alle elezioni politiche. Tuttavia i segnali di una brusca inversione di rotta dell'elettorale non sono trascurabili. Renzi, per primo, sembra avvertire la necessità di un vero esame di coscienza.

I suoi avversari all'interno del partito dubitano però che la sua mancanza di umiltà e spirito critico gli permettano di superare il Capo di Buona Speranza della presuntuosa reiterazione di un progetto di potere, sempre più debole sul piano della sostanza politica.

L'insediamento territoriale, punto di forza dell'Ulivo di Romano Prodi, costituisce invece l'espressione tangibile della difficoltà e debolezza del Pd renziano. Forse l'illusione che bastasse evocare il cambio di classe dirigente, trasferendo dal centro alla periferia la logica della rottamazione, ha determinato il corto circuito di una formulazione astratta e inadeguata a rispondere alle concrete esigenze dei territori. I sindaci dovevano essere i messaggeri e (in parte) gli interpreti del cambiamento, sfoggiando la medesima gagliardia di un ex Sindaco pervenuto alla conquista di Palazzo Chigi, ciascuno con l'impronta e l'ambizione dei "conquistadores" senza timori, ma troppo spesso anche senza preparazione.

Insomma, siamo di fronte ad una doppia crisi: una a livello romano, come crisi di prospettiva credibile per il Paese; l'altra a livello locale, come sanzione di una incapacità a incarnare i bisogni e le attese delle popolazioni amministrate. Tutto è stato coperto, troppo a lungo, da un modello di squilibrata occupazione di spazi politico istituzionali: si pensi, ad esempio, alla gestione dell'Associazione dei Comuni. C'è chi ricorda in questi giorni che Antonio Decaro, a ottobre scorso, è stato imposto da Palazzo Chigi alla testa dei sindaci italiani. Mai era accaduto, nella storia dell'associazionismo delle autonomie locali, che il presidente dell'Anci fosse scelto dal capo del governo.

Dopo questo risultato elettorale, con molte grandi città ormai fuori dal controllo del Pd, si possono ben immaginare le problematiche dell'attuale dirigenza della principale organizzazione rappresentativa degli enti locali.

È in questo quadro, presto sottoposto alla verifica dell'assemblea annuale di Vicenza, il prossimo ottobre, che si preannuncia un confronto molto serrato tra gli amministratori di centrosinistra. Attorno alla dirigenza si stenta a individuare il necessario clima di fiducia. E questa debolezza è un problema pure per lo stato maggiore del Nazareno. Bari, di cui Decaro è sindaco, è l'unica città dove Renzi ha perso le primarie. Non è escluso pertanto che in mancanza di un colpo d'ala, finora annunciato a mezza bocca ma non realizzato, diventi irrefrenabile la spinta a favore di più incisivi cambiamenti. Non si può più traccheggiare, specie dopo il risultato, inequivocabile, di queste elezioni amministrative.

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