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Palazzi & potere
Europa: Macron, come tutti i moralisti, proietta i suoi difetti sugli altri

Il presidente della repubblica francese, Emmanuel Macron, ce l'ha con Matteo Salvini. Esagerando la potenza di quest'ultimo, ha dichiarato che Salvini è il suo «principale nemico a livello europeo». Se Macron percepisce le vicende politiche in questo modo, scrive Pierluigi Magnaschi su Italia Oggi, vuol dire che è caduto in depressione. Vi immaginate un Mitterrand o anche un Chirac che avessero dichiarato che il loro antagonista principale in Europa fosse, chessò, Almirante o Bossi? Avrebbero fatto ridere. E fa ridere anche Macron ad assumere posizioni di questo genere. Ma lui, non avendo il senso del ridicolo, non se ne accorge, anche se, fortunatamente, se ne stanno accorgendo i francesi come dimostrano gli indici di gradimento di Macron che, in effetti, sono in picchiata.

Infatti, da quando gli è scoppiato tra le mani il caso della sua particolarissima guardia del corpo, Alexandre Benalla, Macron non è più lui. Non a caso si è dovuto spiegare pubblicamente sui media (che non gli avevano mosso questa specifica accusa; anche se, probabilmente, l'avevano pensata) che Benalla non era il suo amante nascosto. Macron ha svicolato sgangheratamente da questa trappola che si era costruito con le sue stesse mani, ma l'operazione non gli è riuscita del tutto. Infatti, in contrasto con la sua sfrenata attitudine a dichiarare a rotta di collo di tutto e su tutto, anche quando era in vacanza, quest'anno, dovendo far cicatrizzare il caso Benalla, è stato muto come un pesce per quasi tutto il mese d'agosto. Ieri ha finalmente aperto bocca. Ma per dire una fesseria e cioè che lui «è il principale oppositore dei nazionalisti» e in particolare «di Matteo Salvini». L'opposizione di Macron, lo ha precisato lui stesso, riguarda in particolare «il dossier migranti».

Anche per questo, gonfiando le gote come se fosse il famoso jazzista nero Louis Armstrong quando suonava con la cornetta la sua nota più lunga e alta, ha precisato: «Non cederò ai nazionalisti e a chi promuove un discorso di odio». Ieri ItaliaOggi ha pubblicato, in proposito, un'illuminante vignetta di Claudio Cadei che ben descriveva la situazione. Essa riprendeva un alto muro di cinta dietro il quale si vedeva la bandiera francese e dal quale spuntava una mano che brandiva un cartello che diceva: «No ai nazionalisti».

Infatti Macron non ha nessuna lezione da dare all'Italia sull'accoglienza dei migranti perché, se si vanno a vedere le cause di questa alluvione, tutto è iniziato con l'abbattimento di Gheddafi (fortemente voluto dalla Francia) che ha completamente destabilizzato la Libia. Inoltre la Francia, proprio con Macron, ha blindato le sue frontiere. Alla stazione ferroviaria di Mentone, ad esempio, siedono in permanenza i poliziotti più feroci di Francia, i famosi Crs, che invadono i vagoni con le brutte maniere, in assetto di guerra alla ricerca di visi diversi da quelli europei (non è razzismo, questo?) e li sbattono subito fuori sulla banchina. Circola un video autentico che riprende questi Crs che, sempre a Mentone, se la prendono con una toilette chiusa credendo che in essa si sia celato un immigrato. Cercano, urlando minacce a chi sta dentro, di abbattere la porta a spallate. Non riuscendo a farla saltare, aggrediscono la porta con un piede di porco e poi, dentro uno spazio di un metro e mezzo quadrato, si gettano a capofitto quattro poliziotti che manganellano a rotta di collo chi sta dentro e poi tirano fuori un giovane nero intontito e ammanettato e lo portano via come se fosse un sacco. È accoglienza questa? Sicuramente delle brutalità del genere non sarebbero possibili, né tollerate in Italia.

E che dire nella nave ong che batte bandiera francese e che, dopo essere stata rifiutata da Salvini in Italia, riceve un no sdegnato anche dal porto di Marsiglia? Quindi, a proposito di accoglienza, la predica di Macron a Salvini assomiglia alla paternale di un assaltatore a mano armata di banche, diretta contro un bambino che ha rubato, dal tabaccaio dell'angolo, un mazzo di lecca lecca.

Sul piano dell'adesione allo spirito europeistico, Macron è quindi messo molto peggio di Salvini. Parigi infatti non vuole costruire un'Europa europea ma vuole spartirsi l'Europa con la Germania e pretende anche che gli altri 25 paesi europei applaudano a questa sua scelta. Se la Francia e la Germania avessero a cuore il futuro dell'Europa unita non dovrebbero, ad esempio, incontrarsi pubblicamente a due, una settimana prima della riunione del Consiglio europeo (in occasione dei famosi vertici bilaterali franco-tedeschi, inspiegabilmente mai contestati dagli altri 25 paesi della Ue) per mettersi d'accordo su che cosa poi far ingoiare proprio agli altri 25 paesi.

Il bello è che gli altri paesi (e sinora, fra questi altri paesi, c'è sempre stata l'Italia fino a Gentiloni compreso) hanno sempre accettato questo intollerabile andazzo e hanno docilmente recepito le scelte di Francia e Germania. Adesso, Salvini dice no a queste abitudini coloniali infra-europee (che avrebbero dovute essere già contestate da Berlusconi, Monti, Letta, Renzi e Gentiloni ma, sulle quali, nessuno ha mai fiatato). Ed è questa circostanza, appunto, che ha fatto saltare la mosca al naso a Macron che teme che sia erosa questa sua mega rendita di posizione, proprio nel momento in cui, tra l'altro, anche la Francia non sa più che pesci prendere a proposito del suo indebitamento pubblico che gli è sfuggito di mano. Tant'è che proprio ieri, le Figaro, il grande quotidiano francese (è il più diffuso) che solitamente, tra l'altro, è tenero con Macron, è arrivato a scrivere, nell'editoriale di prima pagina redatto da Vincent Trèmolet de Villiers che «il progetto di Macron è quello di scegliere di non scegliere. Ieri era ingegnoso, adesso è pericoloso».

E quando è esploso il problema dei dazi sulle esportazioni europee verso gli Usa, che cosa è andato a fare a Washington, l'europeista Macron? Non ci è andato certo per difendere le ragioni complessive di tutti i paesi dell'Europa ma per cercare di trovare una soluzione più conveniente per la sola Francia. Anche la Merkel, sola soletta, è andata alla Casa Bianca per concordare direttamente con Trump una soluzione sui dazi che fosse meno onerosa per il suo paese. Per fortuna che quel lunatico di Trump li ha vistosamente snobbati entrambi per cui, in questo caso, si potrebbe anche dire che Trump, sui dazi, è stato più europeista di Francia e Germania. Su questa delicatissima questione dei dazi, dalla quale deriva il futuro economico della Ue almeno nei prossimi cinque anni, Francia e Germania, se fanno parte della Ue, debbono contribuire a costruire una posizione comune con gli altri 25 paesi che aderiscono alla Ue. La Ue non può più tollerare che questi due paesi (che sinora hanno scippato l'Europa a loro vantaggio) decidano loro, di volta in volta, in base alle loro convenienze nazionali (non è nazionalismo, questo?) che cosa a loro conviene oppure no.

Su questa strategia nazionalistica di Francia e Germania (che è uguale nella sostanza) è differente solo nella forma. Infatti, il disegno nazionalistico della Francia di Macron viene difeso in modo sorprendente, accusando un paese come l'Italia che sinora, in Europa, ha subito il disegno nazionalistico franco-tedesco. Mentre la Germania, pur facendo i suoi interessi in Europa, almeno si astiene dal protestare nei confronti di Salvini (e dei suoi simili) che non vogliono più farsi taglieggiare dai due paesi indebitamente egemoni in Europa. Salvini compie l'eresia di dire forte (e con parole semplici, comprensibili da tutti coloro che vogliono ascoltarle) ciò che gli altri paesi hanno sinora sussurrato. Il suo esempio rischia di diventare pericoloso per cui Macron vuole vaccinarsi contro le sue idee che sono diventate contagiose in Europa. Ma credo che la vaccinazione sia oggi troppo in ritardo. Ecco perché il di solito così compassato Macron sta dando fuori di matto. Si contenga, monsieur le Président.

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