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Palazzi & potere
Forza Italia, altro che Toti: in caso di elezioni il leader sarà sempre il Cav

Chi conosce bene i fatti di casa Berlusconi sa benissimo il ruolo che ha avuto la famiglia e il "partito" Mediaset nelle ultime scelte del Cavaliere, quella di mollare Forza Italia ma soprattutto quella di spostare la sede legale di Mediaset in Olanda (scelta che privilegia famiglia ed eredi grazie allo "special voto share") e di cercare alleanze in Europa, rivela Dagospia. E sa anche bene quanto nella scelta abbia pesato l'età e lo stato di salute del Cavalier Berlusconi; tutte motivazioni che hanno pesato fortemente nella scelta di passare la mano in politica come in azienda

E stasera, con un Berlusconi già preoccupato, fanno notare i fedelissimi, dalla piega che stanno prendendo gli eventi (Toti, Carfagna, Gelmini, ovvero una poltrona per tre) si terrà la prima riunione per cambiare le regole e rinnovare lo statuto del partito. Anche la discesa in campo della Gelmini non è stata presa benissimo perché il Cav avrebbe di gran lunga preferito prima riscrivere le regole e poi gareggiare per le candidature: "La gara per le primarie è partita troppo presto" racconta chi ha avuto modo di sondare gli umori del Cav in questi ultimi giorni "perché bisognava prima stabilire le nuove regole".

La candidatura della Gelmini, continua Dagospia, "è un modo per azzopare Toti al nord e tarpare le ali ai filosalviniani ma potrebbe rivelarsi un boomerang e pestare i piedi persino a Mara Carfagna al sud" spiegano dal partito. Insomma, la svolta berlusconiana con troppi galli a cantare rischia di diventare controproducente e portare il partito dritto dritto verso l'implosione con la resa dei conti tra nordisti e sudisti, tra centro e territorio. "Potrebbe accadere esattamente come con la Jugoslavia di Tito, temiamo l'effetto balcanizzazione" spiega un big che preferisce mantenere l'anonimato.

C'è poi un'ulteriore incognita ed è rappresentata dal governo e dalle eventuali elezioni anticipate. Perché se a settembre o ottobre si votasse Forza Italia rimarrebbe in mezzo al guado, ovvero non avrebbe fatto in tempo a completare le riforme in atto e si troverebbe ad essere gestito con ben due leader (quelli della transizione): insomma, se la situazione dovesse precipitare verso elezioni anticipate il partito rischierebbe di trovarsi totalmente impreparato.

E allora sarebbe ancora lui, Silvio Berlusconi (che è pur sempre il presidente del partito e ne rimane il leader a tutti gli effetti fintanto che il processo di transizione non sarà concluso) a doversi sobbarcare oneri e onori dell'ennesima discesa in campo lasciando di stucco i due giovani e forse troppo pretenziosi leader.

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