Gentiloni, Pisapia e il piano B come Berlusconi: arriva il soccorso azzurro
Il dato positivo è che la finestra elettorale per votare in autunno è ormai quasi chiusa «basta arrivare indenni a fine mese», dice una fonte di governo, ma paradossalmente sarà proprio la certezza di andare alle urne nel 2018 a complicare davvero la vita di Paolo Gentiloni. La legge di stabilità, soprattutto, rischia di diventare il terreno di scontro per una campagna elettorale anticipata e dalle parti del Pd non hanno dubbi: «Mdp non la voterà, qualunque cosa ci mettiamo dentro», dice uno dei dirigenti più importanti. Un timore che sembra confermato da Pier Luigi Bersani che ieri ha avvertito che «a settembre ci sarà il redde rationem con il governo», scrive la Stampa.
Finora Mdp ha cercato di distinguersi senza mettere a rischio la tenuta del governo, per evitare di offrire a Matteo Renzi il pretesto per andare al voto in autunno, ma superato luglio il problema non si porrà più e, se Giuliano Pisapia non riuscirà a imporre una linea più prudente, è concreto che Mdp lasci al Pd l'onere di votare la legge di bilancio, magari «insieme alla destra», come ha detto Roberto Speranza.
La soluzione d' emergenza, però viene già studiata, e si guarda proprio a quanto accaduto nelle scorse settimane. In fondo, alla Camera i numeri sono abbastanza ampi, le cose diventano complicate a palazzo Madama. «Se loro si sfilano - racconta ancora il dirigente Pd - si cercherà di parare il colpo come abbiamo fatto con la manovrina. Al Senato Mdp non l' ha votata, ma i voti contrari sono stati solo 108». Nessuno, è il ragionamento, vuole accollarsi la responsabilità di spingere il Paese all' esercizio provvisorio. Non lo vuole Fi, che infatti sta spingendo i tanti che vogliono tornare a costituire un gruppo autonomo, pronto a dare una mano in caso di bisogno, appunto uscendo dall' aula. «Se servirà - spiegano dal Pd - ci sarà chi uscirà dal' aula per far passare la legge».