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Gli specialisti nell’acquisto di Bot e Cct dettano legge Sanno che se ci staccano la spina il Paese va in bancarotta

Non c’è da girarci attorno. Fin quando l’Italia avrà un debito pubblico spaventoso come quello attuale sarà inevitabile essere ostaggio di chi ha in mano i nostri titoli di Stato e dunque, in ultima

analisi, ci finanzia. Questi “padroni del debito” sono ovviamente in una certa misura tantissimi piccoli risparmiatori, ma lo zoccolo duro sta nei forzieri delle banche e dei grandi Fondi internazionali. Investitori cosiddetti “istituzionali” che manovrando su questi titoli possono determinarne il maggiore o minore costo degli interessi, misurato nel famoso spread, cioé il differenziale in genere tra i titoli a dieci anni di un singolo Stato e gli equivalenti tedeschi - i bund - ritenuti universalmente i buoni del Tesoro più affidabili. Giochi finanziari dove un decimale in più o in meno sposta centinaia di milioni di euro. Per questo il mercato dovrebbe essere ampiamente regolamentato e sorvegliato. Ma qui il condizionale è d’obbligo perché non è difficile vedere tanti giochetti strani. Un caso lo raccontò proprio La Notizia il 2 febbraio scorso, rivelando che Jp Morgan, una delle grandi banche internazionali specializzate nell’acquisto del nostro debito pubblico, oltre che consulente del Tesoro, ha inviato di recente un bel rapporto ai suoi investitori e clienti per consigliare senza troppi giri di parole di tenersi alla larga dalla banche italiane. “Avoid italian banks”, c’era scritto su quel report, ovvero “evitare le banche italiane”. Una scelta quanto meno inspiegabile visto che la banca è profumatamente pagata da via XX Settembre, dove il settore è governato da molti anni dalla potente maria cannata. Dirigente da cui passano decine di miliardi di euro l’anno senza che nessuno possa mettere il naso. Ma chi sono queste banche che manovrano i nostri titoli di Stato? Nell’elenco compaiono Banca Imi, Barclays (inglese), Bnp Paribas (francese), Citigroup (americana), Commerzbank (tedesca), Crédit Agricole (francese), Credit Suisse (svizzera), Deutsche Bank (tedesca), Goldman Sachs (americana), Hsbc (inglese), Ing Bank (olandese), Jp Morgan (americana), Merril Lynch (americana), Monte dei Paschi, Morgan Stanley (americana), Nomura (giapponese), Royal Bank of Scotland (inglese), Société Générale (francese), Ubs (svizzera) e Unicredit. Gruppi definiti “specialisti in titoli di Stato”, ovvero gli istituti finanziari che per il Belpaese non soltanto provvedono alla parte organizzative delle aste, collocando i nostri titoli, ma in una certa misura ne “modellano” il risultato, visto che sono anche tenuti a garantirne una percentuale di acquisto. Naturalmente per fare tutto questo le banche guadagnano vagonate di soldi. E un debito pubblico “monstre”, come quello italiano, per loro è sicuramente una cuccagna infinita.

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