Politica e Global Change: confrontarsi con il cambiamento
Il "global change" è la nostra nuova casa e tutte le nostre certezze vanno ri-lette alla luce di nuove dimensioni spazio-temporali e di nuove consapevolezze
Molta parte della politica nostrana, e non solo nostrana, sembra non cogliere le "profondità complesse" dell'espressione "global change". Essa identifica, nella mia idea, la metamorfosi che attraversa il mondo, e ciascuno di noi; si tratta di un processo reso ancora più radicale dalle innovazioni scientifiche e tecnologiche nelle quali siamo immersi.
Parlare di "global change", dunque, ci porta in un mondo ancora poco frequentato dai "decisori" perché chiede continui ri-pensamenti delle certezze acquisite; esso chiede di ri-adattarci (adattarci continuamente) alla realtà che evolve. Infatti, è il "calarsi strategico" nella realtà che fa guadagnare senso e dignità alla politica.
Per maggiore chiarezza, il "calarsi strategico" nella realtà non è altro che il ritorno in essa. Una realtà, però, che oggi non è più comprensibile ricorrendo a formule territoriali e con paradigmi utili in un mondo che non c'è più. C'è una sorta di "oggettiva inadeguatezza" della politica che risponde a domande globali (generate da sfide che sono planetarie) con risposte nazionali. Allo stesso modo, può oggi la politica non interrogarsi sulle conseguenze che il digitale, e l'intangibile in senso ampio, hanno sulle nostre vite ?
"Global change" è tutto ciò che cambia. In tale contesto, non potendo eliminare le appartenenze, occorre inventare nuovi paradigmi di riferimento, immaginare nuove strade, comprendere che le esperienze politiche che conoscevano (e che riconoscevamo come le uniche possibili) hanno fatto il loro tempo e che sono il disagio materiale e la sfiducia a farsi consenso, sempre più spesso rifiutando la pur necessaria mediazione istituzionale.
Sono convinto che ciò che occorra indagare sia, anzitutto culturalmente, il rapporto "persona - mondo". Scrivevo prima di appartenenze; come possiamo coniugare, nel terzo millennio della condizione umana, le identità particolari con il destino planetario ? Come possiamo accogliere, insieme. la sfida di una "globalizzazione davvero globale" ?
Questa riflessione continua. Intanto consideriamo che il "global change" è la nostra nuova casa e che tutte le nostre certezze vanno ri-lette alla luce di dimensioni spazio-temporali e di consapevolezze che non sono più quelle che ci portiamo dietro. Se il '900 è finito, almeno temporalmente, esso sembra drammaticamente resistere nelle nostre teste: ancora parliamo, senza problematizzarli, di concetti quali ordine, sovranità, legittimità. Dovremmo, invece, cominciare a riflettere all'interno di nuovi linguaggi, di nuovi significati, dinuovi dialoghi, per una "politica del progetto umano".
*Università degli Studi "Link Campus University"