Governo, cambiare nel mondo che cambia
Se un governo non è "di cambiamento", non è un governo. Perché la politica vive nella dinamicità di un agire che vive nel mondo che cambia
Volentieri dimentichiamo che il fare politica è ancora legato a paradigmi novecenteschi, utili per un mondo che non c'è più. Oggi siamo immersi in una dinamicità globale che chiede un pensiero complesso e critico per decisioni pertinenti. Certo, ciò che resta immutato è la necessità di risposte adeguate alle domande fondamentali dell'uomo: ciò aumenta le distanze dei cittadini rispetto alla politica tradizionale (non in grado di rispondere né ai vecchi né ai nuovi bisogni) e, non solo in Italia, porta il disagio a diventare (direttamente, senza mediazioni) consenso.
Un governo di cambiamento deve stare dentro le Istituzioni (nazionali e internazionali) per tentare di cambiarle. Il processo è molto delicato perché i rapporti di forza, per loro natura, tendono ad auto conservarsi e ad auto legittimarsi. Lo Stato-nazione mostra tutte le sue crepe (molto profonde) e la democrazia rappresentativa è da tempo in crisi de-generativa di identità e di efficacia. Chi oggi vuole governare ha la doppia responsabilità di immaginare soluzioni per il presente e di anticipare il mondo che è già-in-noi e che non può più dirsi "futuribile".
Molti libri ci parlano delle innovazioni che stanno cambiando le nostre vite. Non basta più descrivere, analizzare ma bisogna conoscere nel senso di con-naitre, nascere insieme, ri-sorgere nella realtà. Bisogna agire e l'agire è politico. Forse non ci rendiamo conto, e non voglio drammatizzare, che il mondo è arrivato a un vero punto di svolta, che siamo immersi in un cambio di era.
Cos'è il potere nel mondo di oggi, dove si forma, come si legittima ? A tutte queste domande fatichiamo a rispondere perché la nostra mentalità è vecchia, perché non abbiamo incarnato la potenza del cambiamento che già ci sta cambiando. Ne viene che le decisioni di un "governo del cambiamento" devono inquadrarsi nel contesto del mondo che cambia, ben sapendo che il realismo impone di non parlare di rivoluzioni bensì di accogliere quelle "rivelazioni" che ci consegnano i passaggi storici che dobbiamo colmare di politica progettuale.
*Università degli Studi "Link Campus University"