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Palazzi & potere
Governo, c'è il piano B: Salvini e Di Maio pronti per le urne

Giuseppe Conte alla fine ce l'ha fatta, il Presidente Mattarella gli ha affidato l'incarico e nel giro di qualche giorno, ma la strada è ancora tutta in salita, il primo "governo populista" d'Italia potrà vedere la luce. La strada però è ancora irta di difficoltà. Anche in queste ore continuano i contatti più o meno alla luce del sole tra parlamentari della nascitura maggioranza, scrive il Tempo.

Dal Colle non ne vogliono sapere di mollare la presa sul nome di Paolo Savona così come Luigi Di Maio e Matteo Salvini, sempre più intenzionati ad andare avanti senza sconfessare il professore, anzi, facendone una vera e propria bandiera da agitare dinanzi l'opinione pubblica. Come spiegano fonti di alto livello vicine alla trattativa di governo "il Capo dello Stato può ben respingere una legge ma se il parlamento la riapprova la deve promulgare. Ma non può respingere la proposta di un Ministro se la maggioranza è convinta. Mattarella non può fare il capo dell'opposizione".

Per di più i leader di Lega e 5Stelle sanno di avere tutto da guadagnare da eventuali elezioni anticipate nel breve periodo mentre Mattarella, per questa via, consegnerebbe loro l'intero paese.

Cionondimeno, se il governo Conte dovesse vedere la luce, i diretti interessati, Luigi Di Maio e Matteo Salvini sono i primi a sapere che dovranno lottare ventre a terra perchè nulla gli verrà perdonato. Nemmeno il più piccolo errore. Avranno l'intero establishment contro, quello nazionale e quello europeo. Per questo sarà meglio prepararsi al peggio e tenersi pronta una via di fuga, un piano B. Che infatti è già stato approntato dai rispettivi spin doctor. 

Perchè nessuno, continua il Tempo, tra leghisti e pentastellati è disposto ad ammettere 'off the record' che il governo durerà 5 anni. "I problemi vertono soprattutto su cosa fare in caso di 'effetti collaterali' in ordine alla legge di bilancio da approvare entro fine anno e all'Europa. Da un lato perché sarà molto difficile mantenere tutte le promesse elettorali e al contempo far quadrare i conti e dall'altro proprio dopo l'estate, statene certi, si scatenerà da parte della grande finanza internazionale la 'tempesta perfetta' sull'Italia con il serio rischio di declassamento del paese da parte delle agenzie di rating con tutto ciò che questo comporta in termini di spread e di sofferenza del risparmio degli italiani" spiegano fonti vicine alla trattatativa di governo.

Cosa fare, dunque, se presto o tardi, magari proprio verso la fine dell'anno quando ci sarà da discutere l'approvazione della legge di bilancio le cose non dovessero andare per il verso giusto? Oppure i mercati mettessero nel mirino l'Italia costringendola alla resa? Ecco, proprio per questo gli strateghi leghisti e pentastellati stanno già studiando un piano B una vera e propria via di fuga che consenta però di mantenere il consenso elettorale se le cose non dovessero andare per il verso giusto. "Prima o poi i nodi verranno al pettine, è inevitabile" riflettono off the record alcuni deputati della nascitura maggioranza di governo in Transatlantico, "sappiamo tutti che ci saranno degli intoppi e che probabilmente non tutto quanto è stato promesso sarà realizzabile. È inevitabile e bisogna metterlo in conto". Che fare dunque? "Non siamo così ingenui da non tenere conto che le Agenzie di Rating ci massacreranno mettendo sotto pressione occupazione e risparmi degli italiani e che la BCE smetterà di comprare i nostri BTP con il rischio che qualcuno possa invocare l'arrivo della Troika a Palazzo Chigi. Sappiamo benissimo che ci aspetta un autunno di fuoco e si cercherà di scaricare su di noi tutte le colpe. Ma non vogliamo pagare noi il conto di 30 anni di malgoverno italiano".

Ecco dunque il piano B: in caso di empasse sulla legge di bilancio già si pensa ad un possibile rimpasto di governo (magari cambiando lo stesso premier e scegliendone uno con un profilo decisamente più politico) oppure, meglio ancora, l'idea sarebbe quella di andare direttamente ad elezioni anticipate in concomitanza con le europee del prossimo anno incentrando una campagna elettorale tutta contro l'Europa e i poteri forti nazionali e internazionali, rei di non aver consentito al governo Conte di realizzare i cambiamenti promessi dal contratto di governo.

In poche parole, per leghisti e pentastellati adesso l'importante è partite con il governo, poi si vedrà. Intanto, si deve cominciare a governare per vincere al meglio le prossime elezioni amministrative che probabilmente vedranno un'ulteriore ridimensionamento della Forza Italia di Silvio Berlusconi ed il PD di Maurizio Martina e Matteo Renzi e per gestire le centinaia di nomine di cui il governo si dovrà occupare nelle prossime settimane a cominciare dalla nuova Iri, la Cassa Depositi e Prestiti e la Rai.

Se poi, alla fine dell'anno con la manovra di bilancio arriverà la resa dei conti, il redde rationem, lo scontro finale con la Germania e la Francia ovvero con Bruxelles e magari anche con il Quirinale, si sceglierà di andare al voto subito magari in concomitanza con le prossime europee; questo consentirebbe di incassare al massimo i dividendi elettorali senza dover tener fede alle promesse elettorali potendo sempre dare la colpa delle mancate riforme del 'governo del cambiamento' all'Europa e ai poteri forti nostrani.

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