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Palazzi & potere
"I candidati? Li scelgo io": avviso ai naviganti di Matteo Renzi

Renzi spaventato dalla popolarità di alcuni compagni di partito (Minniti, Gentiloni....) alza la voce: sulle candidature decido. Anche su quelle dei big che hanno bisogno della deroga...

Non sfugge a nessuno che la fredda accoglienza riservata agli appelli per una nuova legge elettorale indichi la volontà di Renzi a non cedere sul punto più delicato e sensibile, quello concernente i capilista bloccati. È lo strumento per controllare le dinamiche interne di partito, facendo capire fin d'ora e a brutto muso che il "giudizio di ammissione" del Nazareno sarà severo, se non impietoso, scrive Il Tempo.

In effetti, spaventato dalla popolarità di alcuni compagni di partito (Minniti, Gentiloni...) il Segretario dem alza la voce: sulle liste decido io, ripete a voce sempre più alta. Le candidature passeranno tra le sue mani, una ad una, anche (e soprattutto) quelle dei big che hanno bisogno della deroga per aver cumulato tre o più legislature. Si annuncia battaglia durissima.

La scelta dei candidati è sempre un momento di tensione interna: tutti i parlamentari del Pd, in maggioranza o all'opposizione, ne sono consapevoli. Va da sé che l'aspirazione a far piazza pulita, premiando i fedelissimi, si scontra con le aspettative delle varie minoranze interne, ansiosamente in cerca di spazio. E poi c'è lo statuto del Partito Democratico che, almeno teoricamente, prevede le primarie o forme di "consultazione" per la scelta dei parlamentari. Dunque, una procedura ben diversa dall'approccio sbrigativo dall'ex premier, che stressa all'inverosimile i delicati equilibri interni al partito.

Ma Renzi va di fretta e vuole subito 'spartire i patti' sulle candidature, far capire chi comanda prima che qualcuno si prenda troppe libertà o prima che la Sicilia metta in discussione il suo ruolo. 

Cosa bolle in pentola? Renzi, riferiscono fonti parlamentari dem, vuole portare in Parlamento, nei posti blindati, professionisti di fama del mondo del lavoro, imprenditori, esponenti della società civile e del mondo delle associazioni. Ciò però significa che tutti i ’big’, compresi molti attuali ministri, dovranno correre al Senato (dove non è previsto il voto bloccato sul capolista).

Stessa ingrata sorte anche per chi ha superato il limite dei tre mandati. E non parliamo di nomi da poco. Parliamo di ministri come Franceschini e Minniti o altri big di partito. Tutta gente che per essere ricandidata avrà bisogno del nulla osta della Direzione nazionale Dem. Che Renzi controlla in maniera ferrea.

In conclusione, scrive il Tempo, Renzi manda un messaggio a tutti quelli che potrebbero sfilargli la poltrona e a coloro che minacciano l'unità del partito in vista delle elezioni: "Fate i bravi, non vi montate la testa sennò avrete problemi...". E non ci vuole molto a intuirlo, visto che nel partito Renzi controlla tutti gli organismi dirigenti.

A meno che ai primi di novembre in Sicilia un risultato deludente per il Pd non facesse saltare il banco. Renzi a quel punto sarebbe costretto a difendersi dalla pressione interna che la sconfitta alimenterebbe violentemente. Ed è proprio questo l'epilogo che il segretario dem vuole evitare con i ripetuti appelli all'unità degli ultimi giorni. Perché a quel punto la manovra renziana sui capilista bloccati passerebbe in secondo piano. Inevitabilmente.

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