I DUE FRONTI DI RENZI, LA GUERRA PER BANDE E IL SUICIDIO POLITICO…
Matteo Renzi sembra “impegnato” su due fronti, con esiti in entrambi i casi assai precari.
Il primo è, per così dire, politico-giudiziario. In qualche misura, ne è responsabile lui stesso, avendo concentrato così tanto potere in così pochi chilometri quadrati, mai fuori della provincia di Firenze. Per altro verso, ne è anche vittima, con - e ciò non è davvero rassicurante - segmenti istituzionali che sembrano aver dedicato energie anomale al tentativo di affossare lui e i suoi cari. Ma, su un altro piano ancora, è evidente che c’è pure una agguerrita filiera istituzionale che lo difende. Il quadro che ne emerge (sconcertante per i cittadini) è quello di una guerra per bande, che attraversa gli apparati di indagine e forse anche quelli di sicurezza: chi per colpire Renzi, chi per proteggerlo…Scenari che non rasserenano sulla solidità e sulla trasparenza del nostro sistema democratico.
Il secondo fronte è tutto politico, e qui la sensazione è che Renzi stia organizzando il suicidio politico perfetto. Tre anni fa (chi parla è un suo avversario: per quel che vale, tanti di noi, con Raffaele Fitto, abbiamo vissuto una rottura politica grave e dolorosa proprio contro ogni ipotesi di Nazareno…) Renzi aveva comunque una immagine pubblica molto buona, poté usufruire di condizioni esterne magiche (il Quantitative Easing, il petrolio basso, il cambio euro-dollaro), ma sprecò tutto tra 80 euro e mancette. Poi la folle corsa sudamericana sul referendum elettorale: e una dura sconfitta, nonostante fosse sostenuto dall’intero establishment italiano (tv, giornaloni, Confindustria, banche, ecc).
Renzi non si è reso conto di una verità elementare. In tempi di turbopolitica, gli elettori si stufano presto: e lui li ha stufati. Peggio, si è fatto detestare per un’arroganza speciale, una voglia di strafare e di occupare la scena, una prepotenza (non serve Freud) che è sorella di una profonda insicurezza. Così, è divenuto un ingombro. A questo quadretto già poco raccomandabile per lui, ha poi aggiunto errori politici colossali, a partire dall’insistenza sullo ius soli.
Chi gli vuol bene (ma c’è qualcuno che gliene voglia?) farebbe bene a suggerirgli una pausa. Non breve. E una riflessione non superficiale.
Daniele Capezzone
Deputato Direzione Italia