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Palazzi & potere
Il caso Flixbus è lo specchio di un Parlamento morente

Il fatto che vi sia stato un secondo caso Flixbus, dopo quello del Milleproroghe di Febbraio, rivela molto sulla sciatteria della politica italiana. Non è tanto l’emendamento in sé, che avrebbe impedito all’azienda tedesca di operare su strada, a suscitare una riflessione, presentato palesemente per favorire una lobby avversa a quella di Flixbus, quanto il fatto che nessuno abbia obiettato all’interno della Commissione Bilancio mentre l’emendamento veniva approvato. Questo è lo specchio dell’incuria e dell’opacità con cui il decisore pubblico oggi agisce nelle sedi istituzionali. Non solo, è il segno che le società come quella dei pullman verdi non hanno capito con chi hanno a che fare in Italia. E questo rischia di danneggiare sia loro sia i cittadini consumatori.

 

Il tema della concorrenza ritorna a singhiozzo nello scenario politico italiano ed è ostacolato in tutti i modi dai noduli corporativi del sistema economico. Basti guardare la misera fine che ha fatto il Ddl Concorrenza, rinchiuso ancora tra le mura parlamentari, dimenticato in qualche cassetto. E lì resterà, visto che la legislatura potrebbe finire molto presto e la campagna elettorale incombe. Ecco allora che, tra la nebbia di una fine preannunciata, spunta nella manovrina una mano contro il libero mercato. Ciò che dovrebbe suscitare scalpore è che nessuno vigila. Nemmeno Flixbus che, forse, pensava di dormire sonni tranquilli. 

 

Il macello sollevatosi in seguito alla rivelazione dell’emendamento è il quadro perfetto di come vengono prese le decisioni che contano. La prima firmataria della proposta di modifica, Liliana Ventricelli del PD nega di essere stata consapevole e complice della versione finale dell’emendamento. La colpa sarebbe del relatore del testo della manovrina sempre del PD, Mauro Guerra che ha cambiato l’emendamento. Poi si dice che l’approvazione finale è stata condizionata dal Presidente della Commissione Bilancio, Francesco Boccia, già agguerrito nemico delle multinazionali straniere del web. Le versioni sono tre e tutte diverse: Ventricelli nega e protesta, Guerra tace e non si assume la responsabilità, Boccia nega di c’entrare qualcosa, ma viene smentito dai resoconti parlamentari. 

 

Con questo atteggiamento da operetta tragicomica, l’Italia si conferma per l’ennesima volta il peggior nemico di sé stessa. La concorrenza e la meritocrazia vengono sopraffatte dai giochetti politici e burocratici. L’innovazione viene messa a tacere dalle tasse e dalle corporazioni che vivono delle rendite di posizione. E a chi osa fare sollevare una domanda od obiettare come rispondono i nostri eletti? “Non è colpa mia, io non c’entro. Sono favorevole alla concorrenza”. 

 

Questa è la prova intangibile di un declino ormai in atto del ruolo del Parlamento Italiano. Schiacciato fra il crescente peso dell’amministrazione e del Governo, terreno dei tecnici, e i molteplici interessi della società aperta. Così si è arrivati alla deresponsabilizzazione del lavoro e delle decisioni politiche. Così abbiamo avuto per due volte un caso Flixbus contro la libera concorrenza e a detrimento dei consumatori. 

 

Un consiglio non richiesto a Flixbus: non basta monitorare e fare lobby. Sarebbe più opportuno prevenire con campagne di sensibilizzazione e advocacy affinché l’Italia non resta per sempre la terra dello status quo e delle corporazioni. 


Giacomo Bandini

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