Il Csm mette il bavaglio ai giornalisti
Csm, tanti i paletti messi dal renziano Legnini
L' idea era buona. Come la racconta Giovanni Legnini, il vice presidente del Csm: «Si dice sempre che i magistrati devono stare zitti. Non devono parlare delle loro inchieste.Invece devono farlo. Ma devono farlo bene.Rispettando le regole». E qui la faccenda si complica, scrive Repubblica. Perché oggi il Csm, in una dozzina di pagine, detta per la prima volta le linee guida per «una corretta comunicazione istituzionale». Ma in quella circolare, che Repubblica anticipa, ci sono troppi "no" sulla cronaca giudiziaria, materia caldissima in questo, come in altri momenti della storia italiana.No agli scoop, azzerando il sano principio della leale concorrenza tra testate. No alle anticipazioni, negando a chi trova una notizia la possibilità di pubblicarla subito, anche se la persona coinvolta non saprà dal magistrato, ma dalla stampa, di essere finito in un guaio. No alla pubblicazione di notizie che possono violare, anche in parte, il segreto delle indagini.No a scriverle consegnando già all' opinione pubblica un possibile colpevole. A leggerle dalla parte di chi per anni ha lavorato nei palazzi di giustizia, a contatto con pm, polizia giudiziaria, giudici, si ha l' impressione che le "linee guida" del Csm, una volta attuate, più che un aiuto possano diventare un bel problema.izie, ha diritto di darsi.