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Palazzi & potere
Immigrazione: bastava sostituire Salvini per risolvere il problema...

L'Italia, scrive Pierluigi Magnaschi su Italia Oggi, essendo il paese dov'è stata inventata la truffa della tre tavolette e dove fino a mezzo secolo fa ogni villaggio venerava un suo miracolo, è abituata alle grazie, non solo improvvise ma anche impossibili. Così, incuranti del fatto che la Lega, puntando su un solo argomento, e cioè sul contenimento dell'immigrazione alluvionale e non controllata (anzi totalmente subita dalle circostanze esterne), era passata dal 9% dei consensi a oltre il 30%, nel giro di un paio d'anni, tutte le forze dell'establishment (non sono politiche ma di ogni specie) pensavano che sarebbe bastato cacciare dal governo la Lega di Salvini e dare un paio di pacche sulle spalle alla Merkel e a Macron che il problema dell'immigrazione dal Mediterraneo (perché di solo questa si tratta) si sarebbe risolto automaticamente e subito.

Non solo lo pensavano ma lo hanno anche realizzato, questo programma di governo miracoloso, alla sim-sala-bim, per rendere l'idea. Tra l'altro l'obiettivo è stato raggiunto con un rapidità che avrebbe avuto dell'incredibile, visti i tempi tecnici della politica europea. Infatti i ministri degli interni di Italia, Francia, Germania e Malta più quello della Finlandia (non si sa bene perché; già che c'erano, potevano invitare anche lo stato della Louisiana) si sono dati appuntamento a La Valletta dove, oscurati da una spessa parete di telecamere, hanno trovato immediatamente la quadratura del cerchio immigratorio (così, almeno, dicevano all'unisono i politici di governo romani e strillavano a più non posso, peppe-perètte-ttè! tutti i media ma, in particolare, quelli televisivi).

Citiamo un titolo per tutti (opportunamente ricordato da Cesare Maffi nel suo articolo a pag. 6 di questo numero di ItaliaOggi) di un giornale mainstream del 23 settembre scorso, che riassumeva l'opinione corrente, che dico, l'unica opinione legittimata a farsi sentire.

Quel titolo (oggi imbarazzante) diceva, a tutta prima pagina e senza limite ai corpi tipografici e fatti accaduti: «Migranti, il nuovo piano è una svolta. Una redistribuzione vera in Europa». ItaliaOggi, senza avere particolari entrature ma limitandosi a decifrare fatti e circostanze, peraltro molto evidenti a tutti, non cadde nella trappola dell'entusiasmo acritico, decisamente naïf che però ha finito per intossicare l'opinione pubblica, sottraendole gli elementi di fatto per poter correttamente valutare che cosa era successo.

Ad attenuante dello sgangherato e imbarazzante trattamento mediatico dell'evento, c'erano le parole del nuovo ministro italiano dell'Interno, l'ex prefetto di Milano Luciana Lamorgese che, perdendo improvvisamente l'aplomb e la misura che le erano sempre stati propri nel suo precedente ruolo di alto funzionario dello Stato, disse testualmente, senza badare alla sbandata rispetto alla realtà dei fatti: «Ho trovato un clima davvero positivo perché la politica migratoria va fatta assieme agli altri stati. Noi abbiamo sempre detto che chi arriva a Malta e in Italia, arriva in Europa. E oggi questo concetto fa parte del comune sentire dell'Europa».

Il ministro Lamorgese non sapeva evidentemente (ma se non lo sapeva è grave) che, a suo fianco, nella tribuna a La Valletta c'era il suo collega tedesco (che è un notorio falco contro l'immigrazione) e che, non caso, sta adottando in Germania una legge detta «Hau-ab-Gesetz» che, tradotto liberamente, ma non forzatamente, vuol dire, in sostanza: «La legge fuori dai piedi» come ha riferito anche l'autorevole settimanale di sinistra Der Spiegel. Questo ministro inoltre è noto per avere, non solo avallato, ma anche promosso le maniere forti per espellere i profughi. I suoi uomini li ammanettano, li sedano e li trasportano di peso sugli aerei come se fossero dei sacchi di commodity.

Se il ministro italiano Lamorgese, imbarazzata dalla presenza alla sua destra del ministro-falco tedesco, si fosse girata verso il collega francese, avrebbe dovuto ricordarsi che, proprio in quei giorni del solare e festoso embrassons nous maltese, lui, proprio lui, non si era limitato a schierare, alla frontiera Mentone-Ventimiglia, i Crs (la polizia anti-sommosse francese, quella truce, che viene impiegata quando si deve intervenire brutalmente senza se e senza ma). Il Corriere della Sera infatti (onore al merito, essendo stato l'unico in Italia), proprio in quei giorni, aveva pubblicato un articolo con le relative fotografie in cui spiegava (e faceva vedere) che alla frontiera franco-italiana il governo di Parigi aveva schierato, per la prima volta, anche le autoblindo, per mandare un segnale chiaro e indubitabile contro coloro che volessero introdursi furtivamente in Francia.

Il ministro Lamorgese faceva, con le sue dichiarazioni, da ventriloquo al premier Conte ma soprattutto alla componente piddina e italiavivista della maggioranza di governo, capire espressamente che, estromesso Salvini, finalmente non c'erano più ostacoli al «ricollocamento» degli immigrati («entro quaranta giorni» tra l'altro, tiè!) dato che questa situazione di impermeabilità delle frontiere esterne dei paesi di Schengen era stata in precedenza resa necessaria dall'atteggiamento aggressivo del leader della Lega.

Lamorgese (e coloro che l'hanno incautamente spinta, senza alcuna rete di salvataggio, sulla tribuna de La Valletta) credeva, o, mi auguro, faceva credere, che bastasse dispensare sorrisi e amabilità varie per riuscire ad addomesticare i suoi colleghi ministri dell'interno dei due soli paesi che contano in Ue. La Merkel, a causa dell'immigrazione, ha perso non solo un terzo dei voti ma anche l'aura di indiscutibile invincibilità politica che l'aveva accompagnata per ben tre mandati consecutivi. A un politico che perde così tanti voti e così tanto potere non puoi pensare di far cambiare parere facendogli dei complimenti. È come uno che sta annegando. Se ti avvicini, tira giù anche te.

E così anche il presidente francese Macron, che a primavera deve sostenere un imbarazzante, perché imponente, turno di elezioni amministrative, e un anno dopo deve cercare di essere rieletto, comincia a parlare come se fosse un Salvini qualunque anche se, ovviamente, con le parole alate e allusive tipo Ena che gli sono proprie. L'altro giorno, ad esempio, ha detto (lo ha riportato anche Le Monde) che «i quartieri chic dei centri storici francesi non sentono il peso dell'immigrazione che invece deve essere sopportato dai quartieri popolari».

La conclusione? Nessun paese europeo vuol accogliere gli immigrati approdati sulle coste italiane. Anzi, stanno rinviandoci un acconto di quelli (sono centinai di migliaia) che, ai sensi della Convenzione di Dublino, non dovrebbero essere arrivati da loro. Pertanto, Salvini o non Salvini, se vogliamo non essere travolti da un fenomeno che gli altri paesi non vogliono spartire con noi, l'unica possibilità è impedire gli sbarchi. Di Maio l'ha capito. Zingaretti e Renzi ancora no.

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