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Palazzi & potere
Immigrazione: la Merkel ha scherzato troppo

Il ministro italiano dell'Interno, il Pd Marco Minniti, nell'annunciare gli accordi con la Libia e la normalizzazione della disordinata attività delle navi Ong nel Mediterraneo, aveva detto che «sul piano dell'immigrazione si sta giocando la stabilità democratica dell'intero paese». Con quella affermazione, scrive Pierluigi Magnaschi su Italia Oggi, Minniti aveva detto semplicemente la verità. Minniti infatti, con la sua efficace attività di ministro e anche con quest'ultima affermazione, guardava l'evoluzione di un problema troppo a lungo incontrollato, con gli occhi dello statista che si pone il problema, non della semplice quotidianità, o del buonismo strappalacrime a spese degli altri (che però, prima o poi, si incazzano e te le fanno vedere nelle urne), ma delle conseguenze sul lungo periodo delle scelte non fatte.

Ebbene, questa affermazione («si rischia la stabilità democratica») anziché essere lodata, venne subito zittita dalle vestali dell'indignazione fra le quali c'era anche il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, che però, in quell'occasione, non era certo l'unico corifeo.

Quali sarebbero stati gli effetti dell'immigrazione alluvionale e quindi fuori controllo, li si tocca adesso con mano anche in Germania, dove il punto di dissidio più rilevante fra la Merkel e i liberali dell'FdP, in occasione della formazione della nuova coalizione di governo, riguarda proprio le scelte fatte (e che si dovrebbero continuare a fare) sull'immigrazione. Naturalmente, in obbedienza alla politica dello struzzo (che, stando in piedi, ficca la testa sotto la sabbia credendo così di non essere visto) i media, di questo ostacolo, non hanno parlato. I media cartacei più autorevoli hanno nascosto questo particolare nel corpo degli articoli, cancellandolo però rigorosamente dai titoli mentre i ben più potenti media elettronici l'hanno cancellato completamente.

Ovviamente qui non si sta parlando dell'utilità e della inevitabilità dell'immigrazione. Non è questo l'oggetto del contendere. È inutile quindi sventagliare, come accuse sanguinose, le baderillas della xenofobia o, peggio, del razzismo che, nell'intenzione di chi le scaglia, dovrebbero chiudere subito ogni dibattito fra persone civili. In questo caso infatti si parla solo, non di blocco, ma di governo dell'immigrazione, nell'interesse di chi ha abbandonato il suo paese per venire in Europa e di chi deve darsi da fare per creare delle condizioni di accoglienza che non siano destabilizzanti.

Da questo punto di vista, e solo da questo punto di vista, la decisione della Merkel di accogliere, in un colpo solo, un milione e centomila profughi dal Medio Oriente e di annunciare, per i quattro anni successivi, l'accoglienza di un altro milione di immigrati l'anno, ha fatto venir giù il mondo, spiega Magnaschi. È come se la Merkel avesse aperto all'improvviso tutte le vanne di una enorme diga gonfia d'acqua. Con questa decisione, la premier tedesca è stata generosa, non c'è che dire, ma anche improvvida. Ha ragionato infatti come se fosse una buona parrocchiana che decide di ospitare due immigrati a casa sua e non come il capo dello Stato più importante d'Europa, le cui decisioni non influiscono solo sul suo paese o anche sulla sola Europa, ma agiscono pure in aree molto più vaste che, passando per il Medio Oriente, arrivano fino all'Afghanistan e che, attraverso il Mediterraneo, interessano gran parte dell'Africa.

La Merkel, facendo questo annuncio, non ha tenuto conto dei suoi effetti sulla massa. Spalancando improvvisamente le porte del suo paese ad una quantità così ampia di persone, ha mandato un messaggio chiaro (anche senza rendersene conto; ma, per un governante, questa è una colpa, e non da poco). Questo messaggio diceva: affrettatevi a venire in Germania perché non ci sono più restrizioni! I potenziali immigrati che agiscono (presi in massa, non come singoli individui) sulla base di istinti biologici che sono intelligentissimi, sanno decifrare perfettamente, nella sostanza, anche ciò che non è chiaro.

Essi infatti hanno capito subito che quell'annuncio (più di un milione di immigrati subito e in blocco; e poi un milione l'anno per quattro anni) era generoso ma non credibile perché non era realisticamente sostenibile. Quindi anche coloro che, per prudenza, o per pigrizia, o per cautela, non si sarebbero mai messi in marcia in direzione della Germania, scelsero di prendere la strada dell'immigrazione che venne bloccata dai paesi attraversati perché questi, al pari degli immigrati in marcia, si erano subito resi conto che la promessa della Merkel non avrebbe potuto essere mantenuta a lungo e che quindi gli immigrati in marcia, da un certo momento in poi, sarebbero stati respinti dai confini tedeschi e avrebbero finito per ristagnare nei loro territori, territori spesso minuscoli, formati da paesi di 8-15 milioni di abitanti, quindi piccoli, delicati, socialmente instabili e in ogni modo incapaci di reggere un'alluvione demografica di questo tipo (nonostante il parere contrario di Soros, che però, a casa sua, di immigrati non ne vuol vedere).

La decisione precipitosa della Merkel non ha fatto bene neanche ai molti migranti che avrebbero avuto il diritto di essere accolti in base al loro evidentissimo statuto di profughi e che oggi invece, e da due anni almeno, sono stipati in campi profughi turchi, a spese di tutti gli europei, e dove vengono trattati come i profughi in Libia anche se nessun media, in questo caso, fiata e riferisce.

La decisione precipitosa della Merkel quindi, nella sostanza, ha fatto finire in campi di reclusione (e, in ogni caso di abbandono, dove la libertà è soppressa e le condizioni igieniche e alimentari sono terrificanti) dei profughi veri, che fuggivano da una guerra devastante (quella allora in atto sul territorio della Siria e dell'Iraq) mentre lascia entrare attraverso il Mediterraneo dai migranti economici che non hanno diritto a nessuna tutela o privilegio internazionale. La generosità della Merkel quindi ha prodotto una grave e monumentale ingiustizia a danno dei più deboli e dei più bisognosi di soccorso, a favore dei più fortunati o semplicemente disinvolti.

La decisione affrettata e poco meditata della Merkel, continua Magnaschi, di spalancare improvvisamente le porte della Germania ha provocato altre conseguenze che adesso, nelle trattative per la formazione del nuovo governo, stanno venendo al pettine. Il liberali dell'Fdp infatti non ne vogliono sapere dell'attuazione del piano di ricongiungimento dei nuclei familiari che, in condizioni ordinarie, sarebbe più che doveroso. Gli immigrati infatti sono già stati sradicati dagli eventi traumatici che hanno già subito e quindi la politica del ricongiungimento familiare, oltre che essere umanamente giusta e condivisibile è anche socialmente utile: una persona sola (specie se giovane) è più instabile e quindi più socialmente difficile, di una persona inserita in un nucleo familiare.

Ma quando i nuovi immigrati sono più di un milione e questi provengono da aree dove sono normali dei nuclei famigliari di 8-10 persone, si capisce che questa cambiale, inconsciamente sottoscritta dalla Merkel, diventa impossibile da onorare. E ciò avviene mentre l'opinione pubblica tedesca vigila sempre più preoccupata su questo stato di cose.

Quindi, i tedeschi, in occasione delle elezioni, esprimono, com'è giusto, logico ed evidente, la loro preoccupazione, o non andando a votare oppure, come dimostrano i 94 seggi che l'Afd ha conquistato nella Bundestag, votando per gli esagitati. In caso di elezioni anticipate purtroppo, questo già consistente malloppo di seggi catturati dagli estremisti, sarebbe sicuramente destinato ad aumentare. Insomma, per concludere, Marco Minniti aveva ragione a suonare quell'allarme. E la Merkel ha sbagliato nel farsi prendere la mano del buonismo che può animare le azioni di un singolo cittadino, ma mai quelle di uno statista che, non a caso, nell'assumere le sue decisioni, dovrebbe ispirarsi sempre alla realpolitik, cioè alla possibilità di mantenere le promesse e di realizzare fino in fondo i progetti ritenuti giusti.

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