Palazzi & potere
Indagato il capo dei carabinieri Del Sette

Nelle carte spunta il nome di babbo Renzi
Secondo Il Fatto Quotidiano la Procura di Napoli indaga sul comandante generale dei carabinieri Tullio Del Sette per favoreggiamento e rivelazione del segreto istruttorio nell'ambito dell'inchiesta sugli appalti Consip che lambisce anche il padre del leader del Pd, Tiziano Renzi, che non è indagato ma il cui nome è tirato in ballo nelle carte. Al centro degli accertamenti dei pm c'è l'appalto cosiddetto FM4, la mega-gara di facility management, bandita nel 2014 e suddivisa in molti lotti, tre dei quali potrebbero essere aggiudicati alla società di Alfredo Romeo, indagato con l'accusa di avere corrotto un alto dirigente della Consip, Marco Gasparri.
Nell'articolo dal titolo "La soffiata, gli appalti e papà Renzi" si scrive che "l'amministratore delegato (non indagato) di Consip ha cantato', come si diceva una volta. Non su Gasparri o Romeo, ma su nomi più rilevanti", "Marroni incarica nelle scorse settimane una società privata di effettuare la bonifica degli uffici della Consip. Non è una cosa usuale. Nell'indagine è coinvolto un personaggio non comune. Si chiama Carlo Russo, 33 anni, imprenditore di Scandicci, amico di Tiziano Renzi e in ottimi rapporti con l'imprenditore Alfredo Romeo, accusato di corruzione per i suoi rapporti con Consip. Russo è un tipo che ama parlare del suo rapporto con Tiziano Renzi e con la moglie Laura. Sarebbe interessante capire se ci sono rapporti triangolari tra Tiziano Renzi, Carlo Russo e Alfredo Romeo. Ma l'ipotesi probabilmente non potrà avere riscontro dalle microspie in Consip che sono state neutralizzate dalla soffiata.
Anche per questo i pm martedì sentono Marroni a sommarie informazioni e alla fine l'amministratore di Consip - che sa di essere stato ascoltato - su domanda specifica risponde: 'È stato il presidente della Consip Luigi Ferrara a dirmi che lo aveva messo in guardia il Comandante generale dei Carabinieri Tullio Del Sette'. Bum! I pm saltano sulla sedia e immediatamente convocano il presidente Ferrara, 46 anni, napoletano, un tecnico molto introdotto e influente, oltre a essere presidente di Consip è vicesegretario generale della Presidenza del Consiglio. In passato era capo del Dipartimento del personale del ministero del Tesoro ed era considerato vicino a Enrico Letta. In un teso esame a sommarie informazioni in orari notturni, in termini più vaghi di quelli netti usati da Marroni, Ferrara conferma la 'dritta' del comandante.
Al Fatto ieri Ferrara ha spiegato con molta ritrosia: 'Del Sette mi disse di stare attento agli incontri che facevo con gli imprenditori e in particolare con Alfredo Romeo e io riferii la cosa all'amministratore delegato Marroni per consigliare anche a lui le migliori regole di ingaggio per gli imprenditori, ma non ricordo ora di avere parlato di Romeo'. Il racconto di Ferrara sembra però incoerente con il prosieguo della storia. Se la prima stazione appaltante d'Italia viene messa in guardia dal numero uno dei Carabinieri su un imprenditore (indagato ma allora in segreto) la reazione naturale è quella di evitare incontri. Non quella di bonificare gli uffici. Al Fatto Ferrara replica: '"Io non c'entro con quella scelta e non ne sapevo nulla. Non ho neanche un vero ufficio in Consip'. E il dirigente indagato? 'Abbiamo già deciso di intervenire sulla sua posizione. Faremo un comunicato'".
Il quotidiano sostiene anche che "Alfredo Romeo è in rapporti molto stretti con Carlo Russo, un 33enne imprenditore di Scandicci, vicino a Firenze, a sua volta in rapporti con Tiziano Renzi. La fuga di notizie ha danneggiato l'indagine proprio quando Russo si profilava all'orizzonte. Pochi mesi dopo la presunta dritta' del comandante Del Sette ai vertici Consip, a Rignano sull'Arno, patria dei Renzi, succede qualcosa di strano secondo un articolo de La Verità. Giacomo Amadori il 6 novembre sul giornale diretto da Maurizio Belpietro scrive: 'Babbo Renzi è agitato per un'inchiesta di una Procura del Sud ... dovrebbe essere Napoli'. Poi il racconto che gli amici più stretti di Tiziano a Rignano gli avrebbero confidato che se fosse uscita la notizia prima del 4 dicembre, Matteo avrebbe perso il referendum".