Indagini dei pm: Renzi rottama la segretezza investigativa
Ogni poliziotto che consegna un rapporto alla magistratura deve comunicarlo al superiore
Ma il coordinamento spetta già ai pubblici ministeri titolari delle inchieste, non ai capi dei corpi di polizia che a loro volta hanno rapporti diretti con l' autorità politica, cioè i rispettivi ministri di riferimento.
La norma è nascosta in un decreto legislativo di mezza estate che parla d' altro, «Disposizioni in materia di razionalizzazione delle funzioni di polizia e assorbimento del Corpo forestale dello Stato», approvato il 19 agosto scorso, scrive il Corriere della sera. «Entro il medesimo termine, al fine di rafforzare gli interventi di razionalizzazione volti a evitare duplicazioni e sovrapposizioni, anche mediante un efficace e omogeneo coordinamento informativo, il capo della polizia-direttore generale della pubblica sicurezza e i vertici delle altre forze di polizia adottano apposite istruzioni attraverso cui i responsabili di ciascun presidio di polizia interessato, trasmettono alla propria scala gerarchica le notizie relative all' inoltro delle informative di reato all' autorità giudiziaria, indipendentemente dagli obblighi prescritti dalle norme del codice di procedura penale». Tradotto, significa che ogni poliziotto, carabiniere o finanziere che consegna un rapporto o l' esito di un accertamento alla magistratura, deve comunicarlo al suo superiore. Il quale, continuia il Corsera, a sua volta informerà il proprio. Una novità che aggira, attraverso un' esplicita deroga, il segreto sugli atti d' indagine fissato dal codice. Giustificata dalla necessità di coordinare gli organismi investigativi, evitare doppioni e razionalizzare le attività.
Ma il coordinamento spetta già ai pubblici ministeri titolari delle inchieste, non ai capi dei corpi di polizia che a loro volta hanno rapporti diretti con l' autorità politica, cioè i rispettivi ministri di riferimento.