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Palazzi & potere
Ius Soli. Una questione non solo etica. Parla il Gen. Tricarico

Affrontare la questione del diritto di cittadinanza dal solo punto di vista etico, significa essere arruolati automaticamente nella schiera dei buoni o dei cattivi, significa rispondere ad una chiamata alle armi che non lascia spazio per altre riflessioni, utili ad individuare una possibile soluzione "terza".

Galli della Loggia ci ha provato oggi nel suo fondo sul Corriere ed ha sfidato il rabbioso fuoco incrociato delle due fazioni in trincea, introducendo sostanzialmente due ordini di considerazioni che mi sento di sottoscrivere, parola per parola: una evocante la concessione della cittadinanza a determinate condizioni e non come elargizione gratuita, l'altra facente riferimento al concetto di patria più che di territorio, quale cardine concettuale cui ancorare l'attribuzione della cittadinanza.

Almeno un'altra questione meriterebbe tuttavia considerazione, prima che la contrapposizione sordida e cieca faccia definitivamente terra bruciata intorno al dibattito e riduca, in Parlamento, la decisione ad un semplice prendere o lasciare.

In proposito, un precedente piuttosto illuminante aiuterà a capire meglio: dopo gli attentati a Parigi del 13 novembre 2015 il presidente Hollande tentò una riforma della Costituzione che contemplasse, tra l'altro, la perdita della cittadinanza francese per chi si fosse macchiato di reati di terrorismo. Dovette fare marcia indietro, perché con tale provvedimento chi non avesse avuto la doppia cittadinanza sarebbe divenuto apolide.

Tornando al nostro paese, ci troviamo in una condizione in cui la lotta al terrorismo può contare su una condizione di assodato e non casuale privilegio, grazie ad una serie di fattori congruenti, uno dei quali è l'istituto delle espulsioni.

Da gennaio 2015 ad oggi sono stati espulsi 183 estremisti islamici appartenenti a varie nazionalità. I provvedimenti di rimpatrio, conseguenza di una accurata istruttoria, di un "pedinamento" tenace, sul web e nella quotidianità fisica, non sarebbero stati possibili - è una banalità -se i soggetti fossero stati cittadini italiani. Come fermarli dunque se nel loro comportamento non si fossero ravvisati gli estremi per l'arresto? Da precisare, forse ve ne è bisogno, che ognuno di loro è stato allontanato sulla soglia del compimento di un attentato, così è tarato il modello italiano di lotta al terrorismo.

Certo non è un problema che riguardi una intera comunità, ma basta che uno solo di loro sfugga in via di principio alle maglie del sistema, per far riflettere più a fondo chi ora vuole adottare un provvedimento senza considerarne tutte le conseguenze collegate.

Insomma, chi può oggi giurare che tra i bimbi cui vogliamo concedere automaticamente la nazionalità italiana non ve ne sia qualcuno che un giorno morderà la mano che a suo tempo gli fu tesa?

Credo in definitiva che, in un paese abituato a varare provvedimenti frutto sistematico di compromessi figli di valutazioni non sempre nobili, mai come ora andrebbe studiata una maniera che contemperi la giusta attribuzione di un diritto con la sicurezza di una collettività spaventata e l'orgoglio di qualcuno di essi per una appartenenza che, a buon diritto, egli rivendica come Patria.

Gen. Tricarico

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