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Palazzi & potere
JOBS ACT delle PARTITE IVA? Fuffa parasindacale

Come volevasi dimostrare. Abbiamo sempre sospettato che l'interessamento del governo Renzi /Gentiloni a questo tipo di lavoratori fosse deleterio e diseducativo e che avrebbe condotto a una disciplina che, invece di liberare questa fetta determinante di mondo produttivo, l'avrebbe incatenata alle promesse di uno statalismo che fa acqua da tutte le parti e non è più in grado di garantire nulla. La legge recentemente approvata dal Senato, "Misure per la tutela del lavoro autonomo non imprenditoriale e misure volte a favorire l’articolazione flessibile nei tempi e nei luoghi del lavoro subordinato", anche enfatizzata sotto lo slogan "Jobs Act per le partite IVA", contiene un insieme di misure dal sapore di elemosina nei confronti di questa categoria, misure che potranno essere accattivanti per qualcuno se non si comprendono i rischi e i danni collaterali che esse occultano.

Il governo e la maggioranza tradiscono la propria erronea impostazione ideologica fin dal titolo della legge, con la stessa espressione "lavoro autonomo non imprenditoriale". Al contrario, le partite IVA sono la quintessenza di un'attività d'impresa nel senso più genuino del termine. Al netto di vecchi formalismi e tecnicismi giuridici, tornare espressamente a negare la natura di impresa al lavoro autonomo comporta, come inevitabile conseguenza, una strisciante statalizzazione dello stesso. E infatti è quello che si nasconde - ma neanche poi tanto - tra le pieghe dell'articolato. 

E' statalizzazione, di fatto, quella che consente ad associazioni di categoria - che sarebbero nostre dirette concorrenti, se non fosse che noi siamo ben altro - di mettere le mani sulle politiche del settore con la forza dello Stato, che ciò avvenga nelle forme della formazione professionale o in quelle del loro coinvolgimento, puramente corporativo, nella determinazione delle politiche relative a modelli previdenziali o di welfare. Vale poco la previsione populista (art. 17, in fine) per cui a tali corporazioni non debbano essere corrisposte indennità, emolumenti o gettoni di presenza. Ci mancherebbe. E' evidente che tali soggetti, per il solo fatto di essere attratti in maniera obliqua nell'orbita del parastato, anche in quanto evidentemente collaterali a partiti e sindacati dominanti, acquisiscono incalcolabile potere, prestigio e anche altro al cospetto della categoria di riferimento. In forza dello Stato, ripetiamo, non per meriti conquistati sul campo. Si riproduce poi il sordido tentativo di metter contro le partite IVA più grandi, cioè le imprese, con le partite IVA più piccole (i collaboratori).

Chi paga, poi? Si ponga attenzione all'aumento previsto dell'aliquota per contributo alla gestione separata (art. 6, comma 2, lett. c) e se ne traggano le conclusioni.

L'unico provvedimento utile alle partite IVA italiane implica innanzitutto:
- una netta distinzione dei contribuenti: da un lato i produttori, cioè coloro che rischiano in proprio, cioè TUTTE le partite IVA, dai piccoli artigiani, ditte individuali, imprese, professionisti ecc.ecc. e dall'altro tutti gli altri. 
Per questo tipo di contribuenti, va premiato il rischio e va incentivata la creatività imprenditoriale, perché chiunque ha una partita IVA è, a suo modo, imprenditore. A questi lavoratori "produttivi" di PIL va applicata una drastica riduzione della pressione fiscale;
- va diminuito drasticamente anche il cuneo fiscale per incentivare l'assunzione di nuovi collaboratori da parte delle partite IVA, agevolandone le potenzialità di sviluppo;
- per questi lavoratori va eliminato l'obbligo del contributo "obbligatorio" all'INPS e va lasciata libertà di scelta tra previdenza pubblica e privata e tra enti privati; 
- va eliminata l'inversione dell'onere della prova a carico dei contribuenti dal contenzioso tributario restituendo ai produttori la presunzione d'innocenza. 

 

Queste sono vere misure di riforma, che il regime imperante non avrà mai coraggio neanche di tentare. Una ragione fondamentale sta nella massa enorme di debito pubblico accumulata, che, per ragioni solo politiche, non si vuole combattere nelle sole maniere che il mondo reale conosce. Certo non sarà sadismo, ma è questo che impedisce in questo paese di ridurre davvero le tasse in modo significativo e non mascherato da nuove imposizioni più o meno occulte. Non risolverà certo il problema una misura volta a para-statalizzare settori del mondo privato produttivo, che si reggono sulla concorrenza, facendo salire altre persone a bordo di un barcone pieno di falle e già destinato ad affondare.


Andrea Bernaudo

*Presidente SOS partita IVA
 

Tags:
partite ivajobs act





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