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Palazzi & potere
Lavoro, dopo il Jobs act arriva l'impennata dei fast jobs: i nuovi poveri

In gergo tecnico si chiamano RB: rapporti di lavoro di breve durata, inferiore ai tre mesi. In pratica, sono la frontiera estrema del precariato in Italia. Più che mini jobs come in Germania, fast jobs: lavoretti lampo. Qualche giorno, anche uno o tre. Per i più fortunati una manciata di settimane. Quattro milioni di italiani nel 2016 hanno lavorato così, a strappi, scrive Repubblica. Un milione in più del 2012. Nove milioni in 5 anni.
In mezzo il decreto Poletti del 2014 che ha liberalizzato i contratti a tempo. E il Jobs Act del 2015, la riforma del lavoro di Renzi che doveva spingere tutti i nuovi assunti verso il nuovo modello di lavoro stabile: il contratto a tutele crescenti.
E invece, ad eccezione del 2015 trainato dagli sgravi totali sui contributi azzerati per tre anni a quanti assumevano in pianta stabile, la precarietà non solo è dilagata, anziché il contrario: lavori a tempo, intermittenti, a chiamata, voucher, somministrazioni, collaborazioni. Ma si scopre ora grazie al primo Rapporto annuale congiunto di Istat, Inps, Inail, Anpal e ministero del Lavoro - persino tracimata con la figura del super precario.
Chiamato a giornata. Pagato in media 3 mila euro all' anno (12 miliardi totali nel 2016). Pochi diritti. Zero futuro.

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lavorojobs actfast jobs





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