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Palazzi & potere
LE DESTRE E LA SINISTRA DI SINISTRA: SEMPRE UNITE NELLA LOTTA
Le analisi da fare su un evento come il referendum costituzionale e la conseguente caduta di Renzi sono ovviamente moltissime e moltissime se ne fanno. Vorrei estrapolare un tema tra i tanti, un elemento portante e di lungo periodo nella storia italiana. (Quanto segue non ha nulla a che vedere con l’essere favorevoli o contrari alla riforma renziana né deve far dimenticare gli errori clamorosi, quasi intollerabili in uno statista, commessi da Renzi).
Forse perché sono più portato a cogliere gli elementi di continuità, oserei dire quasi di coazione a ripetere, nella politica italiana anziché le onnipresenti novità e agli immancabili cambiamenti, ma a me sembra che si sia ripetuto un rito parrebbe immutabile del nostro sistema politico-culturale: un governo di centrosinistra o di centro-sinistra o di sinistra moderata o come lo si voglia chiamare cade ancora una volta abbattuto dalla tenaglia costituita dalle destre e dalla sinistra radicale. Ancora una volta assistiamo al tripudio congiunto da un lato dei berlusconiani, leghisti, neo o non neo fascisti, nuovi e vecchi così detti populisti, conservatori, difensori della famiglia più o meno pii o più o meno lussuriosi e dall’altro dei sinistri di sinistra.
Il no ha vinto con una maggioranza costituita in massima parte di elettori di centrodestra ma la leadership linguistico-culturale l’ha tenuta saldamente la sinistra a sinistra del PD, e le destre sono state ben liete, quasi miracolate, di lasciargliela. Solo la sinistra a sinistra, non le destre, poteva riuscire a far apparire il si politically scorretto e impresentabile nelle conversazioni quotidiane. Al comitato per il no si è festeggiato cantando “Bella ciao”.
Tutto già visto. Visto un secolo e più fa quando i marxisti consideravano primi e veri nemici del popolo da abbattere i socialdemocratici, i Bernstein e i Turati, non il kaiser o i “padroni”. Visto quando il professor Prodi è stato due volte impallinato dai suoi. Con una differenza però rispetto ai comunisti di un secolo fa: da noi non ci sono solo coloro che, a torto o a ragione, combattono i “riformisti” o simili per motivi ideologici e politici. Da noi non ci sono solo i Turigliatto e i Bertinotti che sognano la fine del capitalismo e al governo in fondo in fondo non ci vogliono andare. Da noi giocano un ruolo preponderante le bili personali e, come è stato detto, la voglia di qualcuno di “riprendersi la ditta”. D’Alema, come dico sempre citando chi lo conosceva bene, “se non è lui, preferisce distruggere”; Bersani e soci agiscono forse non tanto per torva malignità quanto per permalosità. Purtroppo per loro rischiano di riprendersi una ditta fatiscente.
Alla fine ha sempre goduto il compagno Berlusconi; aveva anche goduto il compagno Mussolini. Magari domani godranno il compagno Brunetta, il compagno Salvini o il compagno Casaleggio?

 

Analyticus
*Storico, docente di dottrine politiche, consulente di comunicazione politica

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politica





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