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Palazzi & potere
Le prospettive dell'UE dopo Brexit

Il 23 giugno, data fatidica che ha sancito la volontà del popolo inglese di uscire dall’UE (51,9% contro 48,1%), verrà ricordato nella storia come momento senza precedenti e di notevole rilevanza per l’evoluzione del processo d’integrazione europea. Nessuno è in grado di fare previsioni sicuramente attendibili, perché si tratta di uno scenario unico nel suo genere e senza precedenti: per questo non possiamo sapere cosa succederà. Qualsiasi Paese, tranne forse la Germania, avrebbe difficoltà senza l'esistenza di un'Unione europea che però deve rivisitare la propria architettura e procedere a passi rapidi verso un effettivo processo d'integrazione. Inevitabile conseguenza del risultato, è stato il fiorire di ipotesi e congetture sui temi più svariati e su aspetti per i quali è assolutamente impensabile trovare già risposte e soluzioni; fiumi d’inchiostro stanno scorrendo forse con un’eccessiva proliferazione di ripercussioni fantasiose e improbabili a livello globale e periferico. Una sola è la certezza: l’UE non sarà più la stessa e se vuol continuare ad esistere non c’è tempo da perdere. Un brutto sogno? No, purtroppo una triste realtà per coloro che coltivano da anni la speranza di un’UE più integrata e incline a mettere da parte gli umani individualismi per la costruzione di un “unicum” coeso verso il bene comune. E allora deve cominciare una nuova era, in cui inevitabilmente sarà necessario intervenire e procedere tempestivamente, iniziando dall’applicazione dell’art. 50 del Trattato che però prevede una comunicazione ufficiale da parte dello Stato interessato e due anni di tempo - salvo ipotesi di maggiore o minore velocità - per condurre a termine i negoziati volti a definire le modalità d’uscita. Sono iniziati incontri e febbrili consultazioni, soprattutto tra coloro che, nella nuova situazione, hanno maggiori responsabilità per trovare soluzioni convincenti; in sostanza, Germania, Francia e Italia. Nel processo di profonda rivisitazione che dovrà essere concepito - se veramente si è consci dell’importanza di rimanere uniti - particolare importanza rivestirà la capacità della Germania di abbandonare i suoi vetusti e anacronistici individualismo ed egoismo, per lasciar spazio ad un atteggiamento più intelligente, equilibrato e soprattutto condiviso; gran parte della responsabilità è sulle spalle di questo Paese che deve rappresentare la punta di diamante dell’UE ed assumere una leadership meno austera, più generosa e aperta verso i Paesi in difficoltà. Per il nostro Paese, si prospettano opportunità interessanti in termini di rafforzamento della propria reputazione e immagine, a condizione che sappia assumere un ruolo di importante comprimario della Germania ed esercitare un peso che, almeno negli ultimi anni, non ha mai avuto. Nel frattempo, la Gran Bretagna - che di fatto è sempre stata distaccata rispetto agli obiettivi comuni dei Paesi membri - sta già affrontando i primi problemi politici interni, in qualche caso imprevedibili; ci si riferisce, a questo proposito, alla richiesta d’indizione, piuttosto improbabile, di un nuovo referendum da parte di un numero notevole di persone - ad oggi più di tre milioni – per mettere in discussione il risultato del 23 giugno. Poi altri invece risultano prevedibili, come la rivendicazione della Scozia di rimanere all’interno dell’UE - visto che la maggior parte della sua popolazione si è espressa in tal senso - e il riaprirsi del tema della separazione dalla Gran Bretagna, nonostante il risultato del precedente referendum.
Quanto sinteticamente delineato lascia intuire che siamo in un momento cruciale del cammino europeo; è necessario procedere con speditezza, decisione, senza tante chiacchiere inutili, con evoluzioni concrete e con un sano confronto che possa consentire non solo la sopravvivenza dell’UE ma, finalmente, un’adeguata integrazione politica che non si è mai realizzata: solo così l’Europa potrà ergersi a blocco politico ed  economico, idoneo ad essere pienamente competitivo con Stati Uniti, Cina e altri grandi Paesi emergenti.      
 


Fabio Fortuna, Magnifico Rettore Università degli Studi Niccolò Cusano 

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