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Palazzi & potere
Le prossime elezioni? Si giocheranno sul tema dell’innovazione

Nella futura tornata elettorale i partiti dovranno, per la prima volta, presentare programmi di governo che contemplino il tema dell’innovazione a 360 gradi. Ad oggi non sembrano pronti ad affrontare questa grande sfida che vede nel rinnovamento del proprio pensiero politico un passaggio fondamentale. Centrodestra e centrosinistra ancora non sono pervenuti alla voce “innovazione e digitalizzazione”, mentre il Movimento 5 Stelle chiede ad alcuni (pochi a dire il vero) esperti e a comuni cittadini, senza competenze, di affrontare questioni complesse come la governance del sistema di informazione radiotelevisiva pubblico oppure con quali modalità assegnare le frequenze per la banda del 5G che l’Unione Europea ha peraltro incluso in un piano strategico che si concluderà nel 2020, con possibilità di proroga tecnica di 2 anni.

I temi dettati dall’agenda pubblica attuale potrebbero sembrare più importanti di quello dell’innovazione: gestione dei flussi migratori, taglio del cuneo fiscale, sostegno alle fasce di popolazione meno abbienti, sicurezza. Non è così. Senza una strategia nazionale che permetta, in primo luogo, di creare condizioni favorevoli per investire nella ricerca e nell’innovazione è inutile arrovellarsi su temi quali la flat tax, dazi doganali, investimenti pubblici su questo o quell’altro settore. L’innovazione tecnologica e la digitalizzazione dei processi produttivi e dei servizi sono il vero motore della crescita e della competitività nel mondo che inevitabilmente sarà sempre più globalizzato.

Il Governo Renzi ha sicuramente cercato si sbloccare alcuni punti e di recuperare terreno, ma i risultati sono stati certamente altalenanti. Il piano Industria 4.0 non ha ancora mostrato i frutti, se non l’ammodernamento dei macchinari, ma anzi ha dimostrato di avere diversi limiti, soprattutto sul fronte competenze digitali e riqualificazione della forza lavoro. E ora il PD se vuole avere una chance di conquistare la fiducia di quella parte di elettorato economicamente dinamica e, soprattutto, dei giovani dovrebbe cominciare a ripensare seriamente le proprie politiche per l’innovazione.

Il centrodestra, al contrario, non viene quasi mai indicato come riferimento per la realizzazione di riforme in questo senso. Eppure, a livello internazionale, sono diversi i Governi di centrodestra ad aver realizzato riforme strutturali favorevoli all’innovazione. Germania, Inghilterra, Spagna e Olanda sono solo alcuni esempi che mostrano come i “conservatori” hanno intercettato queste dinamiche e hanno saputo strutturare politiche funzionali al proprio tessuto economico e sociale. In Italia, con un centrodestra tripartito, Lega e Fratelli d’Italia sembrano arroccati su proposte quasi del tutto contrarie ad accogliere e governare i processi innovativi. Forza Italia, che invece potrebbe fare da guida nel suo schieramento sul tema, è piuttosto debole e si affida alle singole personalità al suo interno. Sarebbe importante invece se Silvio Berlusconi, da imprenditore e da pioniere di abilità incontestabile, portasse avanti una proposta forte e convincente per le imprese italiane sempre più alla ricerca di interlocutori disposti a raccoglierne le istanze fra le quali la necessità di tornare competitive e di automatizzarsi.

Infine, il Movimento 5 Stelle. È l’unico ad aver formulato un programma che presenta anche delle interessanti novità come l’estensione della banda larga su tutto il territorio attraverso un’infrastruttura a governance pubblica e una modifica sostanziale nel processo di selezione e controllo dei vertici RAI. Non solo, sul tema energia e ricerca sono leader rispetto agli avversari. Tuttavia servirebbero proposte un po’ più articolare e di visione strategica e, soprattutto, che indicassero le modalità e le persone con cui vorrebbero implementarle. Con il convegno di Ivrea sono riusciti ad arrivare sia alle grandi compagnie (Google per esempio era fra i relatori) sia alle PMI. Ora sono credibili e più strutturati, disposti al dialogo. I competitor stanno cominciando a temerli e farebbero bene a prendere delle contromisure. Possibilmente innovative.

Giacomo Bandini

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