Lo strappo neo-nordista di Maroni e Zaia complica i piani di Salvini
Il nuovo autonomismo di Lombardia e Veneto confligge con i piani nazionali del leader leghista
Il no euro non tira più e i no vax non hanno nulla di strettamente padano, ma quando si parla di schei in Veneto, come in Lombardia le antenne si drizzano e l' argomento tira più della caccia all' immigrato. Il referendum in Lombardia e Veneto di metà ottobre proprio di schei o di franchi parla. Soldi che i contribuenti delle due regioni versano allo Stato - come il resto del Paese - ma che i governatori Maroni e Zaia reclamano: «Almeno la metà, come accade nelle regioni autonome», scrive il Messaggero.
Se non fosse che il referendum non ha nessun valore sotto il profilo costituzionale, ma come arma politica è potente e ottima da usare. Soprattutto se il referendum - con tanto di percentuali di affluenza - prima di essere speso nella tanto promessa quanto paradossale trattativa con il governo, viene usato per frenare le velleità nazionaliste del leader di quel partito della Padania che proprio la parola Nord intende levare dal simbolo del partito e che punta diritto a conquistare la leadership del centrodestra scalzando Silvio Berlusconi.