Ma il centrodestra come pensa di recuperare gli astenuti? Ah saperlo...
Quando c’è un argomento che nessuno ha il coraggio di affrontare e che incombe su una discussione nell’imbarazzo generale, gli americani dicono che “c’è un elefante nella stanza”.
Ecco, per il centrodestra italiano l’elefante nella stanza sono gli 8-9 milioni di elettori che mancano all’appello dal 2008. Sono la parte migliore del paese, per tanti versi: artigiani, commercianti, partite Iva, professionisti, lavoratori del privato, autonomi, outsider, gente che rischia in proprio, e che da anni è delusa rispetto alla promessa mancata di una rivoluzione liberale.
Da molto tempo non vanno più a votare. Molti di loro (pur senza votarlo) avevano sperato che Renzi potesse combinare qualcosa, e lo hanno considerato con simpatia nei primissimi mesi della sua stagione di governo, ma poi hanno rapidamente compreso che non potevano fidarsi. E anzi, l’unica volta in cui sono tornati a votare in massa è stato proprio il 4 dicembre scorso, al referendum, per votare No contro di lui. Ma, a parte quel voto istituzionale, per ora, secondo tutte le analisi, quegli elettori continuano a rifiutare le offerte politiche esistenti.
Allora, l’ossessione positiva degli esponenti ragionevoli del centrodestra - ovunque collocati - dovrebbe essere quella di mettere in campo un progetto che parli esattamente a quei cittadini.
Servono due-tre elementi imprescindibili. Il primo è un sistema elettorale aggregante, che induca il centrodestra a fare una proposta di governo credibile: se invece prevale la logica proporzionalista, è evidente il retropensiero (di alcuni) di prepararsi a nuovi Nazareni e (di altri) di volere solo un’opposizione urlata e marginale. Il secondo è un programma credibile, specie in economia: se invece continuiamo a leggere (con rispetto parlando) solo di cani e dentiere, di pensioni alle mamme e di aumenti indiscriminati di spesa, dubito si possa andare lontano. Il terzo è ciò che il centrodestra si nega da anni: un vero dibattito anche culturale, una competizione di idee, un confronto tra visioni di società. Le battute, i comunicati stampa, le comparsate in tv, il “presentismo”, non bastano più.
Ma il tempo è poco. Queste cose non si fanno la settimana prima delle elezioni…
Daniele Capezzone
Deputato Direzione Italia
d.capezzone@gmail.com
@capezzone