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Palazzi & potere
Migranti, la Merkel racconta sugli immigrati cose che lei stessa smentisce

«È nato ieri in Andalusia un inedito asse Berlino-Madrid contro il razzismo. Lo stupore deriva dal fatto che Angela Merkel, leader indiscussa dei conservatori europei, si allinea a sulle posizioni tipiche della sinistra». Così inizia l'articolo di Andrea Nicasto sul Corriere della Sera di domenica scorsa. E già da queste prime righe, scrive Pierluigi Magnaschi su Italia Oggi, si avverte subito una prima forzatura. Facendo capire, e dando quindi per scontato, che chi vuol disciplinare l'immigrazione alluvionale e incontrollata, sia, per definizione, un razzista. Se questa tesi reggesse, anche l'ex ministro dell'interno Marco Minniti, Pd, che è stato il primo, in Italia, che è riuscito a ridurre gli abusi sul fronte dell'immigrazione clandestina, andrebbe annoverato fra i razzisti.

L'articolo, ribadendo l'arbitrarietà fattuale del suo incipit, proseguiva dicendo che «il fattore unificante, questa volta, è l'opposizione al razzismo o incipiente in Europa, come ha detto la cancelliera». Lo stesso articolo aggiungeva, come se niente fosse, che «il prossimo obiettivo della Merkel è di approfondire l'intesa anche con il Portogallo e la Francia, non a caso fra i pochi Paesi della Ue rimasti immuni dell'ondata di rigetto dei migranti».

Non si può ingollare senza fare una piega, come se fossero delle sorsate di una bibita fresca durante una giornata di calura, queste affermazioni che sono lontanissime dalla realtà e che, come poi vedremo, sono finalizzate a scaricare sull'Italia l'intero peso dell'immigrazione africana. L'Italia infatti, nelle dichiarazioni della Merkel riportate senza nulla eccepire (e quindi come se fossero condivisibili), è il paese che, nelle intenzioni franco-tedesche, deve diventare lo scaricabarile dell'immigrazione alluvionale africana. Purtroppo è stata la sinistra italiana che, con la connivenza di Berlusconi, ha sciaguratamente approvato (anche nelle sue successive modificazioni) il protocollo di Dublino creando così a nostro danno obblighi ingiusti che adesso ci cascano addosso dal punto di vista legale.

Ora, trascrivere senza eccepire che, secondo la Merkel, «la Francia è fra i pochi Paesi della Ue rimasti immuni dell'ondata di rigetto dei migranti» significa far violenza alla realtà. Infatti, ad esempio, mentre l'Austria viene considerata dalle varie Merkel come un paese razzista perché minaccia di chiudere la sua frontiera con l'Italia, le stesse Merkel ritengono, e lo dichiarano espressamente, che la Francia sia un paese «rimasto immune dall'ondata di rigetto dei migranti», come riporta adesso anche il Corsera, anche se Parigi, sinora, non si è limitata a dichiararsi intenzionata a chiudere la sua frontiera con l'Italia (come ha fatto l'Austria) ma ha già blindato la sua frontiera, militarizzandola e, tanto per rendere l'idea di come lo sta facendo, gettando brutalmente giù dal treno un'immigrata di colore incinta che tentava di entrare in Francia (e che poi morirà a Torino) o dando la caccia con i suoi elicotteri agli immigrati che, approfittando delle ultime nevicate, cercavano di superare le Alpi partendo da Bardonecchia.

In queste biforcute parole della Merkel (che è una specialista del dire e non dire: o, peggio, del dire una cosa per farne capire un'altra) si legge facilmente il disegno politico sottostante che usa il fenomeno delle migrazioni per finalità di politica interna e di egemonia europea. Non ci sono infatti in Europa paesi non razzisti (se, ripeto, si ritiene, arbitrariamente, che sia razzista, come ha detto la Merkel in Andalusia, chi vuole disciplinare l'immigrazione alluvionale).

Da questo punto di vista infatti è sicuramente un paese razzista non solo la Francia (per i motivi che ho già detto) ma anche la Germania dove, è vero che la Merkel, commettendo una sciocchezza di cui poi si è pentita, ha autorizzato l'ingresso di un milione e centomila migranti in fuga dal Medio oriente ma è anche vero che, come conseguenza di questa scelta, ha perso un sacco di voti alle ultime elezioni ed oggi è nelle mani del suo ministro dell'interno, il democristiano bavarese, Horst Seehofer che, arrivando al limite di far dimettere il governo Merkel, ha imposto alla Merkel stessa una linea durissima contro gli immigrati, imponendo il respingimento di tutti quelli che sono entrati dall'Italia, anche negli anni passati

Perché la Merkel apre il fronte dei paesi razzisti in base alla sua definizione che includerebbe anche la Germania e la Francia ma che invece lei salva con un abile gioco delle tre tavolette? Abile, intendiamoci, solo se coloro che dovrebbero tenere aperti gli occhi dell'opinione pubblica contribuiscono a tenerli chiusi. Ma come mai, con questo giochetto, la Merkel, tra tutti i paesi europei da lei arbitrariamente definiti razzisti, riesce a salvare la Germania e la Francia (che le frontiere le hanno già blindate) e mette all'indice un paese come l'Austria (che le frontiere le ha ancora aperte)?

Il gioco è semplice. L'Austria, pur non facendo parte dei paesi di Visegrad (Polonia. Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria), è molto vicina alle loro posizioni di contestazione della politica franco-tedesca soprattutto, ma non solo, sull'immigrazione. Sulla posizione del gruppo di Visegrad si sta posizionando anche la maggioranza pentaleghista italiana (e gran parte dell'elettorato di centrodestra). In Germania c'è la determinante componente popolare bavarese che, se ritira il suo supporto al governo, manda a casa, per sempre, la Merkel. Ci sono poi, sempre in Germania, i partiti tedeschi di estrema destra che sono in forte aumento elettorale. In Francia infine c'è il partito della Le Pen.

Merkel e Macron, temendo di essere aggirati da forze eterogenee ma unificate dal rifiuto della loro politica, mettono in campo l'arma sempre più spuntata del razzismo. Quest'arma, usata come una durlindana dalla Merkel e da Macron, non è generalmente vera (e comunque, se la si accetta, riguarda a che loro) ma è ancora efficace per spegnere mediaticamente la voce di coloro che combattono la politica franco-tedesca, sul piano nazionale ed europeo.

Sempre in Andalusia, la Merkel ha affrontato anche il problema dei cosiddetti «movimenti secondari». Che cosa sono? In omaggio alla sempreverde regola che, in politica, le cose spiacevoli vengono designate con parole incomprensibili, i movimenti secondari sono i respingimenti automatici dei migranti dai paesi di loro attuale soggiorno in quelli di «penetrazione» in Europa, cioè, nel caso dell'immigrazione africana, solo in Italia e in Grecia.

Questi movimenti secondari che, in effetti, sono dei respingimenti veri e propri, anche se postumi ma agevolati (non si passa infatti attraverso la magistratura ma vengono attuati direttamente dalla polizia) sono richiesti dalla Merkel e da Macron per tenere buoni i loro movimenti interni anti-immigratori (cioè razzisti, se si sta alla implicita definizione della Merkel). Questi movimenti secondari riverserebbero in Italia 2 o 3 milioni di immigrati scivolati negli ultimi 15 anni dall'Italia nel Centro Europa anche con l'aiuto di gente come l'assessore milanese Maiorino (Pd) che, è incredibile, ne ha sinora menato pubblico vanto definendo la sua attività come una passatoia umanitaria (anche se proibita da un accordo internazionale approvato con l'apporto determinante del suo partito).

Ma (anche se i movimenti secondari si appoggiano agli accordi di Dublino) essi debbono tener conto dei paesi nei quali questi immigrati debbono essere restituiti che possono opporsi, praticamente, anche se non legalmente. Come si fa a indebolirli? Gli si appiccica preventivamente l'etichetta di paesi (o di maggioranze) razzisti e così tutto è fatto. Ma ho la sensazione che la ricetta sia superata. La demonizzazione dell'avversario è un'arma da tempi ideologici che ora sono in gran parte superati e quindi rischia di rovesciarsi contro chi la promuove.

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