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Palazzi & potere
Migranti: Macron ha ragione e la colpa è dei governi italiani

Il presidente francese Emmanuel Macron tende naturalmente a fare il gradasso ma quando impone (come ha fatto nell'ultimo vertice europeo) che gli immigrati economici penetrati in Francia passando dall'Italia debbano essere accolti dall'Italia che poi penserà lei a farne che cosa gliene pare è purtroppo dalla parte del diritto e quindi anche della ragione, scrive Pierluigi Magnaschi su Italia Oggi. Macron può infatti chiedere questo adempimento obbligatorio perché è ciò che impone l'accordo di Dublino che fu liberamente sottoscritto, e senza fiatare, nella sua stesura iniziale e poi nelle successive modificazioni, anche da ben cinque governi italiani che è bene richiamare per nome, per capire chi è stato che ha ficcato l'Italia nell'angolo irrisolvibile delle immigrazioni incontrollabili.

I governi italiani che hanno approvato il patto leonino di Dublino sono stati: Berlusconi, Monti, Letta, Renzi e Gentiloni. Questi cinque governi, pur essendo di diverso orientamento politico, hanno espresso una comune rassegnazione di fronte alle richieste espresse soprattutto dalla Francia e ingoiate disinvoltamente dai governi italiani come se fossero delle pillole. I governi italiani, adottando questo atteggiamento rassegnato e autolesionista, non avevano nemmeno la scusa del fatto che, sul punto che essi hanno approvato (e che fra poco descriveremo in dettaglio), fossero stati sconfitti perché sulle loro tesi non erano riusciti trovare una maggioranza sufficiente da parte degli altri paesi europei.

Questa scusa (che comunque sarebbe stata una giustificazione, anche se dolorosa per l'Italia) non sta in piedi perché gli accordi comunitari di questo tipo, per poter passare, debbono essere approvati con la totalità del voti favorevoli. Basta perciò che un paese si apponga (si parla, in questo caso, di diritto di veto) perché il provvedimento, anche se può contare sull'approvazione di tutti gli altri paesi, non passa. Certo, per opporre il veto, ci vuole fermezza, coraggio e spirito di difesa degli interessi nazionali. Ci vuole cioè l'esatto opposto della rassegnazione che è invece l'atteggiamento che l'Italia ha sempre espresso a livello europeo. Per dare un'idea di come invece la Francia difende il suo interesse nazionale, basti ricordare che essa non ha esitato a bocciare addirittura il progetto di Costituzione europea che avrebbe costituto la base per la costruzione degli Stati Uniti d'Europa che Macron, oggi, dice di voler realizzare.

Ora, che cosa prevedono gli accordi di Dublino approvati dal governi di centrosinistra italiani (più di sinistra che di centro, a dire il vero) e che i governi che l'hanno approvato (nella stesura iniziale e nelle correzioni successive, ripeto) accusano adesso i lega-stellati del governo Conte di non essere riusciti a smantellare, nel corso del vertice europeo dell'ultimo fine settimana che, tra l'altro, non prevedeva, al suo ordine del giorno, nessuna ipotesi di revisione degli accordi di Dublino? Insomma, non c'è limite all'improntitudine collettiva da parte di tutti i governi del recente passato che, con queste uscite collettive, accusano il governo attuale di colpe che risalgono a quando questo governo non solo non era in funzione ma era ben lontano addirittura dal vedere la luce.

Gli accordi di Dublino prevedono che sono responsabili della non difesa dei loro confini, i paesi attraverso i quali i migranti sono entrati illegalmente nell'area Schengen dove infatti è prevista la libera circolazione delle persone oltre che delle merci, tant'è che, fra questi paesi, sono state abbattute le barriere doganali ed è specificamente prevista l'abolizione dei controlli delle merci e della persone lungo l'area che un tempo faceva parte dei vecchi confini e che sono stati dichiarati dissolti, anche visivamente, oltre che legalmente. I paesi di primo attracco hanno l'obbligo (dice sempre l'accordo di Dublino che, ripeto, non è stato approvato da legapentastellati), hanno l'obbligo, dicevo, di identificare gli immigrati prendendo loro le impronte digitali che debbono essere immediatamente comunicate a tutti i paesi europei dell'area Schengen.

Questi ultimi paesi, quando individuano a casa loro, un immigrato irregolare che è entrato nella Ue, poniamo, attraverso l'Italia (e quest'accertamento è facile, univoco e istantaneo, visto che lo si può fare automaticamente attraverso, appunto, le impronte digitali), questo immigrato, dicevo, può essere restituito immediatamente e sempre automaticamente al paese di penetrazione in Europa (sempre in questo caso l'Italia) senza dover passare, per l'approvazione del respingimento, da parte dall'autorità giudiziaria del paese che li respinge in Italia ma che invece entra in azione in difesa dell'immigrato irregolare, non appena la polizia italiana cercherà, a sua volta, di rispedire l'immigrato al paese d'origine che spesso (e artatamente) non si sa nemmeno quale esso sia.

Il fatto è che i precedenti governi italiani di centrosinistra, nell'approvare sciaguratamente l'intesa di Dublino, non hanno tenuto conto (e non ha fatto valere) il fatto che, in pratica, ci sono solo due paesi Schengen che sono separati dai paesi del Nord Africa da uno spazio marittimo che, per definizione, è facilmente neutralizzabile anche attraverso la scusa (che alle volte è anche una realtà) che tutti gli altri paesi, o sono troppo lontani da queste coste (come la Francia e, in parte, la Spagna) oppure dispongono di confini terrestri che, come si è dimostrato con la chiusura della corsia balcanica, sono facilmente presidiabili, o con hotspot (cioè campi di concentramento) blindati e a pagamento in Turchia o con la costruzione di vere e proprie barriere come quelle costruite al confine con l'Ungheria o con i carri armati minacciati dall'Austria.

Rendere altrettanto impermeabili le frontiere marittime come quelle terrestri è molto più complesso e rischioso. Lo ha dimostrato, ad esempio, lo speronamento involontario avvenuto nel Canale d'Otranto il 28 marzo 1997, ai tempi del governo Prodi, da parte della motonave Sibilla della Marina Militare Italiana che causò l'affondamento della motovedetta albanese con 120 profughi a bordo. In quell'occasione persero la vita 58 persone. Ecco perché il pattugliamento da parte di navi militari dovrebbe essere fatto con unità europee e comando continentale per ripartire oneri e rischi all'intero continente che è globalmente investito da questa alluvione di persone che sono in mano ai peggiori trafficanti di uomini.

È quello che ha chiesto adesso il governo legapentastellato. Che ha avuto quanto meno il merito di rendere centrale al dibattito europeo il problema dell'immigrazione illegale dall'Africa che i precedenti cinque governi più o meno di centrosinistra avevano accuratamente nascosto e minimizzato approvando norme che adesso costringono l'Italia ad assorbire non solo l'immigrazione dal Sud (quella che viene dall'Africa, che stiamo già subendo) ma anche dal Nord (con la restituzione di coloro che dopo essere approdati in Italia si sono poi dispersi in tutti il continente europeo). Insomma, siamo in una morsa immigratoria per merito dei cinque precedenti governi più o meno di centrosinistra e che l'azione legapentastella cerca adesso di disinnescare. Ma non sarà facile. Non si diceva pacta sunt servanda, cioè i patti vanno osservati?

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