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Palazzi & potere
Pd: cambiare tutto per non cambiare niente. E c'è chi sogna la federazione
Maurizio Martina

Se non ci fosse il Gattopardo bisognerebbe inventarlo. È proprio il caso di dirlo perché mai come stavolta il romanzo di Tomasi di Lampedusa si attaglia alle vicende Pd. "Tutto cambi perché nulla cambi"; è quello che è accaduto nelle scorse settimane all'Ergife di Roma dove sotto il sole cocente si è tenuta l'assemblea nazionale del Partito Democratico, scrive Italia Oggi.

"E' rimasto Martina ma sono rimasti pure i renziani" chiosano a mente fredda fonti interne al Nazareno. Insomma, l'Assemblea nazionale del partito che doveva servire a rilanciare il partito democratico in realtà lo ha gettato in una interminabile fase di stallo. La derenzizzazione del partito procede ad andamento lento, anzi lentissimo, mentre restano al loro posto, inamovibili, gli ultrarenziani Matteo Orfini e il tesoriere del giglio magico Francesco Bonifazi. Insomma, che cosa cosa è cambiato nel partito dal giorno dell'Assemblea nazionale? Poco o nulla. Maurizio Martina viaggia blindato e scortato da un gruppo di autorevoli renziani. Sulla data del congresso poi c'è ancora maretta.

"Non è stata decisa la data e il fatto che si sia detto che si terrà prima delle europee vuol dire tutto e niente. E se dopo l'estate il governo gialloverde cominciasse a traballare chi di noi avrebbe il coraggio di chiedere il Congresso?" si chiedono retoricamente nel partito. Inutile dire che la vera sfida è tra chi gestirà le liste elettorali per le europee ed eventualmente anche per le politiche se dovessero esserci elezioni anticipate. I seggi per il Pd, stando ai sondaggi, sono sempre di meno per cui l'allerta in materia è massima.

La 'pax' faticosamente raggiunta rischia però di spostare solamente in avanti i problemi e di lasciare tutti i nodi irrisolti. Soprattutto quando si parla di strategie future. Perchè i renziani puntano su una strategia multiforme in vista delle europee: creare una federazione tra partiti con il Pd in stile Macron nel mezzo ed intorno come satelliti una forza centrista (a guida Calenda-Bonino) ed un'altra a sinistra (l'attuale Leu unitamente agli altri della galassia ex comunista). Ovviamente al nazareno per eccellenza, Matteo Renzi, non dispiacerebbe affatto che a questa federazione tra partiti possa aggiungersi anche la Forza Italia (che nel frattempo avrà cambiato nome) di Silvio Berlusconi e Antonio Tajani in modo da poter contrastare tutti assieme il fronte populista. "Matteo Renzi spera nei passi falsi dopo l'estate del governo gialloverde per rifarsi alle europee. E' convinto che i problemi per il governo siano solo agli inizi e ben presto gli italiani scopriranno il bluff" spiegano fonti interne al partito. Insomma, la parola d'odine è: aspettare che scoppi la bolla sovranista e riprendersi il paese.

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pdpartito democratico





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