Pd, Renzi cerca soldi per le elezioni: più cassa integrazione per tutti
I dipendenti del partito pagano anche la fallimentare e costosissima campagna referendaria
Cassa integrazione per i dipendenti del Pd. Sono in tutto 184, ereditati dalle passate gestioni di Ds e Margherita che avevano il loro nutrito seguito di addetti, funzionari e segretarie, una bella cifra, ma del resto, come si dice, il Pd è l' unica forza politica ancora un minimo organizzata, scrive il Messaggero. Dopo la chiusura dell' Unità, è questa la seconda mannaia che rischia di abbattersi sui lavoratori che fanno parte della «comunità dem», come ama chiamarla Gianni Cuperlo, che ieri è intervenuto con accenti preoccupati.
Bonifazi si è incontrato al Nazareno con i rappresentanti dei 184 dipendenti e ha fatto loro un discorso di verità: otto milioni di spese all' anno per il personale sono troppe, insostenibili, nessuna struttura organizzata similare ne ha di eguali né ci si avvicina; la Cgil ha un costo medio per il personale singolo di 3.200 euro al mese, la Cisl di 2.600, al Pd ammonta a 5.500.
Si prospetta una cura da cavallo? L'ipotesi avanzata da Bonifazi è di una cassa integrazione a rotazione a partire dal primo di settembre, non quindi licenziamenti (a parte i naturali pensionamenti per raggiunta età senza turn over), questo dal lato delle uscite, mentre da quello delle entrate si fa affidamento sul 2xmille e su una stretta verso quei parlamentari restii o in ritardo nel versare una quota parte dell' indennità al partito.