Pd diviso sulle urne: Renzi vuole accelerare per fare saltare le riforme
Chiuso (tra malumori e diffidenze che restano) lo scontro nel governo su Ong e migranti, già si prepara una nuova, infuocata partita. Che dal prossimo settembre vedrà due protagonisti: il segretario del Pd da una parte, il presidente della Repubblica dall' altra. In mezzo, prevedibilmente strattonato da una parte e dall' altra, il premier Paolo Gentiloni.
L' oggetto della prossima, definitiva battaglia è uno solo: la data delle elezioni politiche, scrive il Giornale. E il sospetto di Matteo Renzi, che vorrebbe chiudere la partita a fine anno e andare finalmente al voto, è che si stia lavorando per rendere questa legislatura la più lunga della storia, allo scopo di logorarlo e tentare di imporgli una legge elettorale che non vuole perché «sarebbe solo a danno del Pd», spiegano i suoi.
La differenza, apparentemente di poche settimane (sciogliere a dicembre o a marzo), è in realtà politicamente pesante. Sciogliere subito dopo la Finanziaria, a fine anno, vuol dire votare a marzo e vuole dire anche che i tempi per votate una qualsiasi legge elettorale non ci sarebbero. Sciogliere a marzo vorrebbe dire votare ad aprile-maggio e avere il tempo per provare a farla. E il problema è che, una volta votata la Finanziaria (e il successivo Milleproroghe), ogni vincolo di maggioranza in Parlamento salterebbe, e si potrebbero creare schieramenti trasversali imprevedibili.
I guai per Renzi, continua il Giornale, vengono proprio dal suo partito: moltissimi dirigenti e parlamentari Pd, preoccupati per il proprio futuro, vogliono innanzitutto togliere a Renzi il potere di fare le liste elettorali, e sono pronti ad accordarsi con il centrodestra e Berlusconi sull' ipotesi di premio alla coalizione.